A un mese dalle dichiarazioni del ministro Urso, la situazione resta in stallo. I sindacati esigono un confronto urgente a Palazzo Chigi sulla parità di trattamento e sulla tutela della salute
Cresce la preoccupazione dei sindacati per il silenzio che circonda la vicenda ex Ilva. A quasi un mese dalle dichiarazioni ottimistiche del ministro Urso sulla vendita degli impianti siderurgici, la situazione appare ancora in stallo, come denunciano Francesco Rizzo e Sasha Colautti dell’Esecutivo Nazionale Usb.
“È necessaria una convocazione immediata a Palazzo Chigi – affermano i rappresentanti sindacali – per fare chiarezza non solo sulla cessione degli stabilimenti, ma soprattutto sul destino dei lavoratori”. La questione occupazionale resta infatti il nodo cruciale della vertenza, con particolare attenzione alla parità di trattamento tra dipendenti diretti, indiretti e cassintegrati dell’Ilva in Amministrazione Straordinaria.
Proprio questi ultimi vivono una situazione di particolare incertezza: il loro previsto reintegro nel ciclo produttivo, inizialmente programmato per agosto 2025, sembra ora avvolto da un punto interrogativo. I sindacati chiedono inoltre risposte concrete su due questioni fondamentali: gli incentivi all’esodo e il riconoscimento dell’esposizione all’amianto come lavoro usurante.