L’alta velocità non si spinge oltre Bari. Trenitalia, da noi, nella Puglia meridionale, nell’area jonico-salentina, in Calabria, diviene Frenitalia. La questione arbitrale, in Italia, è molto più importante della questione meridionale
Dopo Bari, oltrepassato il capoluogo di Regione, Trenitalia diviene Frenitalia. E la rete ferroviaria, come d’incanto, compie un triplice salto carpiato all’indietro. Arrivando a confondere la modernità con la più remota antichità. Non esiste alta velocità per la Puglia meridionale. Per la città di Taranto. Per le realtà urbane di Brindisi e Lecce. Per un’area, insomma, che si continua a voler definire erroneamente Grande Salento. Quando sarebbe più corretto, per ragioni storiche e culturali, per profonde differenzazioni economico-produttive, per bilanciamento demografico tra i tre capoluoghi di provincia, iniziare a prendere la buona abitudine di definire le cose con il loro vero nome. E cioè: territorio jonico-salentino. Ma questa è una vicenda a sé stante, tante volte affrontata – e dibattuta – sulle colonne di questo giornale.
La questione che qui c’interessa affrontare è un’altra. Come si può immaginare un piano di potenziamento delle linee ferroviarie nel Paese se, scientemente, incautamente, si destina un pezzo cospicuo del Mezzogiorno fuori da questo proposito? Se l’alta Velocità in Puglia (eccezion fatta per Bari), in Calabria, si trasforma in passo da lumaca. In progresso vestito ad arte con gli abiti del regresso. Nei consueti binari morti di percorsi indirizzati sempre altrove. Domande inevase, reiterate a iosa, che si trascinano e trascinano la sempiterna “Questione meridionale” dall’Unità d’Italia sino ai nostri giorni.
La colpa, neanche a dirlo, è delle nostre classi dirigenti. Del nostro ceto politico. Delle burocrazie che ricordano la prèfica nei cortei funebri dell’antica Grecia. Gente, donne prevalentemente in quel caso, che piange a comando. E dietro lauta mancia. Del nostro sistema dell’informazione che, in maniera prevalente, con una postura periferica, essenzialmente non pervenuto, incide poco nel dibattito pubblico del Paese. Poco autorevole, molto autoreferenziale. Se le Università e i Centri deputati all’organizzazione del sapere, pur di sopravvivere, di raccattare qualche iscritto, di portare a casa qualche finanziamento pubblico, mentono sapendo di mentire. Ma, come avrebbe detto Fabio Baldas, “In Italia la questione arbitrale è più importante della questione meridionale”. Non serve ricorrere al Var per vedere arrivare Frenitalia.