Il fenomeno dell’emigrazione qualificata continua a crescere. In dieci anni l’Italia ha perso quasi 100mila giovani laureati. Germania prima destinazione, seguita da Regno Unito e Svizzera
Il fenomeno della “fuga dei cervelli” dall’Italia raggiunge livelli preoccupanti, con oltre 21mila laureati che hanno lasciato il Paese nel solo 2023, segnando un incremento del 21,2% rispetto all’anno precedente. Come riporta Il Sole 24 Ore, il dato emerge dall’ultimo Rapporto annuale Istat, che fotografa una situazione sempre più critica per il capitale umano italiano.
Nel decennio 2014-2023, su oltre un milione di italiani emigrati all’estero, circa 367mila erano giovani tra i 25 e i 34 anni, di cui 146mila laureati. Un trend in costante crescita, considerando che la percentuale di laureati tra gli espatriati è passata da un terzo nel 2014 a oltre la metà nel 2023.
Particolarmente allarmante è il dato sui rientri: solo 6mila laureati sono tornati in Italia nel 2023, con un calo del 4,1% rispetto all’anno precedente. Il saldo migratorio negativo ha portato a una perdita netta di circa 97mila professionisti qualificati nell’ultimo decennio.
Le destinazioni preferite dai giovani talenti italiani si concentrano principalmente in Europa: la Germania guida la classifica con quasi 2mila espatri, seguita da Regno Unito (2,4mila) e Svizzera (2,3mila). Tra le mete extra-europee, gli Stati Uniti si confermano la destinazione più ambita con circa 1,4mila laureati accolti.
A livello territoriale, il Nord Italia ha subito la perdita maggiore con circa 48mila giovani emigrati, seguito dal Sud (33mila) e dal Centro (16mila). La situazione è particolarmente critica per il Mezzogiorno che, oltre all’emigrazione internazionale, subisce anche una forte migrazione interna verso il Centro-Nord, con un saldo negativo complessivo di oltre 179mila unità.
Per contrastare questo fenomeno, il Governo ha implementato diverse agevolazioni fiscali per favorire il rientro dei talenti. Tra queste, spicca il regime degli “impatriati” che prevede una riduzione della tassazione del 50% (elevabile al 60%) per chi si trasferisce in Italia dal 2024. I dati del MEF mostrano un crescente interesse per queste misure, con oltre 41mila lavoratori dipendenti che ne hanno usufruito nel 2023, ma gli incentivi non sembrano ancora sufficienti a invertire la tendenza generale.


