La madre di Andrea, studente del terzo anno dell’Istituto Alberghiero “Mediterraneo” di Pulsano, reclama la bocciatura del figlio affetto dallo spettro dell’autismo: “Una ferita educativa che tocca tanti genitori”
Una bocciatura che fa male non solo a uno studente e alla sua famiglia, ma che mette in discussione l’intero sistema dell’inclusione scolastica in Italia. È questa la storia di Andrea, ragazzo autistico del terzo anno di un istituto superiore della Provincia di Taranto, la cui bocciatura ha spinto la madre a scrivere una toccante lettera-denuncia, portata all’attenzione dalla società cooperativa Logos e dall’associazione Aps Autisticamente.
“La notizia è arrivata come un colpo duro, comunicata telefonicamente, in maniera distaccata e fredda da parte del coordinatore di classe,” racconta la madre, Dora, che non nasconde l’amarezza per un risultato che considera ingiusto dopo un anno di intenso impegno da parte del figlio. La vicenda solleva interrogativi profondi sulla reale capacità del sistema scolastico di essere veramente inclusivo. Come evidenziato nella nota della cooperativa Logos, “non è solo la cronaca di un fatto scolastico, ma la testimonianza di una ferita educativa che tocca tanti genitori, troppe famiglie.”
Particolarmente dolorose sono state alcune affermazioni ricevute durante un Glo (Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione): “Non sono per tuo figlio gli obiettivi minimi scolastici. Non potrà mai raggiungerli. Non ha i prerequisiti”. Parole che, secondo la madre, rivelano un pregiudizio di fondo e una mancanza di volontà nel cercare strategie alternative di apprendimento.
“Gli obiettivi sono minimi per tutti gli studenti e non possono essere abbassati solo per tuo figlio disabile. Non è capace di fare nemmeno un caffè”, avrebbe dichiarato un professore, ignorando completamente il potenziale del ragazzo e il suo sogno di diventare barman. La cooperativa sottolinea come spesso le famiglie non siano nemmeno consapevoli delle conseguenze di una programmazione differenziata: “Firmando una programmazione differenziata ai loro ragazzi alla sola età di 14 anni viene data una sentenza di non crescita o preclusa la possibilità di percorsi Universitari.”
“Pochi conoscono la tua genialità così muta, la tua creatività così diversa ma Autentica”, scrive la madre rivolgendosi al figlio, evidenziando come il sistema scolastico spesso fallisca nel riconoscere e valorizzare le diverse forme di intelligenza e talento. La lettera solleva anche questioni sulla responsabilità condivisa del corpo docente: “È forse il caso di interrogarsi se il mancato raggiungimento degli obiettivi minimi non sia da attribuire esclusivamente allo studente, ma anche a una responsabilità condivisa da parte del consiglio di classe, e in particolare della figura dell’insegnante di sostegno”. La madre conclude con un appello agli altri genitori: “Non vi arrendete, cercate, provate, non accettate sempre una programmazione differenziata ma almeno provare quella per obiettivi minimi, bisogna sognare per poter volare”.


