Brindisi, Bisceglie, Canosa, su tutte, hanno messo sul piatto risorse economiche importanti, a queste si è recentemente aggiunto il nuovo Taranto dei fratelli Ladisa. Ripescato in virtù dell’articolo 52 comma 10 delle carte federali
Il Campionato di Eccellenza Regionale pugliese. In lizza 20 squadre, 1 promozione diretta, una sfida a quattro per accedere ai play off, in coda la “lotta” più avvincente per evitare di essere coinvolti nelle 6 retrocessioni.
E’ il campionato dei “campanili”, a girone unico. Si gioca in tutta la lunghezza del “tavoliere”, così ci hanno insegnato a chiamarlo sin da quando eravamo ancora bambini. Sarebbe l’ideale confronto per i Club di categoria iscritti, per equità di impegno agonistico ed investimenti finanziari, se non ci fossero alcune “intruse” di lignaggio superiore cadute, momentaneamente, in disgrazia che hanno “sparigliato” le carte.
Il banco degli equilibri è saltato perché Brindisi, Bisceglie, Canosa, su tutte, hanno messo sul piatto risorse economiche importanti, a queste si è recentemente aggiunto il nuovo Taranto dei fratelli Ladisa. Ripescato in virtù dell’articolo 52 comma 10 delle carte federali.
La proprietà barese, specializzata nella ristorazione collettiva, ha fornito alla tifoseria rossoblu un “pasto” fatto di promesse estremamente leggero (del resto è nel loro dna) e di grande digeribilità, che ha fatto immediatamente dimenticare antagonismi storici con tutti i “cugini” dell’Adriatico. Poco conta, al proposito, che la sede della S.S. Taranto, come risulta da visure camerali, sia in via Erasmo Iacovone numero 9, inesistente, tra le macerie del vecchio, abbattuto stadio. Come conta nulla che il capitale sociale, sottoscritto, sia di soli 25 mila euro.
Le due vittorie nelle partite di esordio hanno infatti già (ri)acceso l’entusiasmo degli ultra. Nella tradizione del “poi si vede”, tipico della mentalità ionica, si è anche scovata la giustificazione sulla povertà del gioco sin qui espresso dalla squadra. Adducendo, quella mediocrità, al poco tempo a disposizione per la composizione della squadra. Del resto cosa vuoi rimproverare a chi, seppure incontrando le ultime della classe, ha fatto bottino pieno?
Le scuse rimesse dalla Società al Presidente Vito Tisci, pur se suggerite, hanno poi messo la parola fine sulla squallida vicenda legata al mancato tesseramento (errata interpretazione delle norme) del calciatore Jallow. Una “papera” imperdonabile, che accaduta in tempi diversi, avrebbe provocato un terremoto disastroso.
Oggi si accetta qualsiasi tipo di “Camicia”, si accetta un allenatore (Bitetto) che si autodefinisce team manager e, quel che è più grave, una segreteria gestita da remoto, da soggetti non al massimo della professionalità e della conoscenza delle norme.
“Dice dai però, lasciamoli lavorare in pace”. E’ vero, ci mancherebbe. La critica, se compresa nei giusti termini, è però sempre utile, principalmente per tenere sveglie le menti e per accelerare tutte le procedure. Anche quelle della trasparenza e della indispensabile normalizzazione. Perché, per esempio, quella della sede sociale allo Iacovone, per quanto ci si voglia sforzare, nel tentativo di comprendere, non trova soluzione di continuità alcuna. Potremmo poi scherzare a lungo, sulle carenze logistiche riscontrate, al momento però, meglio soprassedere.
Dicevamo di Brindisi, Bisceglie e Canosa. I primi, partiti con i favori del pronostico hanno già incontrato le prime difficoltà, impattando inaspettatamente, in casa di una delle outsider. Una delle regole non scritte di questo campionato riguarda l’utilizzo degli “under”, giovani nati negli anni 2006 e 2007. La loro bravura è determinante per centrare gli obiettivi prefissi. A Brindisi, pari nell’ultima uscita, hanno già toccato con mano, in negativo. Il proprio estremo difensore ha lasciato la sua porta colpevolmente spalancata, permettendo agli avversari di andare a segno con il più innocuo dei calci di punizione.
Canosa, altro favorito, non è da meno come valori tecnici ed investimenti economici. Brilla di luce propria, a punteggio pieno, grazie a un “cecchino” di razza come Di Piazza (vanamente “corteggiato” dal Taranto). In attesa poi di poter schierare l’eclettico (per valori tecnici e caratteriali) Strambelli. Un lusso per la categoria, appiedato da squalifica inconcepibile, per un uomo del suo valore tecnico e dei suoi trascorsi in carriera.
Sarà quasi certamenteuna sfida a quattro (Bisceglie incluso) per la vittoria finale. Sin dalle prime uscite sembra tutto già incanalato in quella direzione. Troppa la differenza con le forze messe in campo dal resto delle contendenti. Anche Taranto, dicevamo, si candida autorevolmente. Deve solo registrare i giri del proprio motore, in Società (per organizzazione e trasparenza) e negli spogliatoi (per completare qualitativamente l’organico).
Al resto ci potrà pensare quel grido alzato dalla curva: “son tarantino e me ne vanto”. Allora, a lavori ultimati, potrà essere difficile, per chiunque, passare indenne da quel “fortino” invalicabile che sarà diventato lo stadio Italia di Massafra.


