La manifestazione alla quale sta lavorando giorno e notte il commissario Ferrarese rappresenta un’occasione storica per la città di Taranto. Ma, attenti, a quanto potrà avvenire un secondo dopo la celebrazione dell’evento sportivo internazionale. Vigileremo su eventuali speculazioni politico-economiche
Dietro l’entusiasmo per i nuovi impianti sportivi si nasconde una partita giocata lontano dai tifosi e dalla città: interessi, soldi pubblici ed eventuali promesse da mantenere. A Taranto lo sport è da sempre passione, identità, appartenenza, ma dietro le bandiere e i cori allo Iacovone si gioca un’altra partita, fatta di interessi economici, possibili accordi politici e promesse scintillanti. Una partita in cui i tifosi rischiano di restare sugli spalti, spettatori di un gioco che non hanno scelto.
Con quale scenario? É scritto che lo stadio Iacovone, universalmente conosciuto come simbolo della città, deve rinascere più splendente che mai. Le piscine comunali promettono di riportare lo sport in acqua a disposizione di tutti. Il nuovo, ristrutturato centro sportivo Magna Grecia, dedicato alla nobile disciplina del tennis, è stato presentato come un futuro, prezioso polo moderno e funzionale.
Di queste opere dopo che i Giochi avranno avuto termine? Rappresentano un’occasione storica per rilanciare Taranto e mostrarla al mondo intero. Ma dietro questo quadro di progresso, la città si interroga su una domanda: chi trarrà beneficio, per davvero, di queste opere una volta che l’evento sportivo dell’agosto del 2026 avrà avuto termine? Gli interessi in gioco sono molteplici e sono sotto gli occhi di tutti.
Non è la prima volta che grandi eventi diventano terreno fertile per affari, appalti e accordi che nulla hanno a che vedere con lo sport. Le cifre investite, le gare d’appalto, i rapporti tra politica locale e imprenditoria privata: tutto questo rischia di trasformare lo sport in un pretesto, e non nel fine.
I tifosi e i cittadini. I tifosi tarantini hanno dimostrato, da sempre, un amore viscerale, indistruttibile per la propria squadra, per il colori di quella maglia. Oggi si trovano davanti a una sfida diversa: non solo sugli spalti, ma nelle pieghe della politica e dell’economia cittadina.
Mentre si promettono stadi e piscine “di tutti”, tra la gente si insinua, sempre più convinta, la sensazione che i veri protagonisti resteranno esclusi. Infatti esiste il rischio, ormai palpabile che, ancora una volta, a pagare siano proprio loro: i cittadini, che vedono le loro tasse finanziare come opere di cui non controlleranno mai, per davvero, la gestione.
In conclusione, il calcio e lo sport a Taranto meritano rispetto. La città merita certamente strutture moderne, certo, ma soprattutto il diritto alla trasparenza, alla onestà ed alla partecipazione. Gli “insegnamenti” dell’ex Ilva hanno lasciato segni indelebili, i Giochi del Mediterraneo rappresentano un’occasione unica per la città, ma solo se chi governa il territorio e chi investe (il Governo centrale) tengono a mente che il cuore dello sport non sono i bilanci: sono i tifosi, la gente, la comunità.
Lo sport è di tutti, non di pochi eletti. Taranto merita che stadi, piscine ed altre strutture sportive siano il cuore pulsante della comunità, non il portafogli rigonfio dei soliti noti. Restiamo allora vigili: perché l’amore per la città non diventi un affare per pochi. Per pochi altri, appunto!
Allora, proprio a tutela dei cittadini e del territorio, impegniamoci tutti in modo che, a Giochi del Mediterraneo conclusi, gli impianti e le strutture, rinvenienti da quel prestigioso evento, non diventino frutto di mercimonio o speculazione politica ed economica.


