L’armatore del traghetto interviene sulla questione della bonifica. “Non c’è alcuna possibilità di dispersione dell’amianto incastonato nelle cabine. Avremmo fatto ogni operazione secondo la legge. Adesso cerchiamo un altro porto e andremo via”
“La nave non è pericolosa, non è la nave dei veleni. Non c’è alcuna possibilità di dispersione dell’amianto incastonato nelle cabine. Avremmo fatto ogni operazione secondo la legge. Adesso cerchiamo un altro porto e andremo via”. Così, in una intervista ad Antenna Sud, David Prestopino della MedFuel Bunkering, l’armatore della nave Drea, l’ex traghetto della Moby in sosta da qualche giorno a Taranto in attesa di bonifica per la presenza di amianto incastonato nelle pareti delle cabine passeggeri.
Dopo Spalato e Crotone, la nave era stata respinta dalle Autorità anche a Taranto ma poi è stato concesso l’approdo tecnico per ragioni di sicurezza legate in quel momento alle difficili condizioni meteo marine.
La nave ora è ancorata alla banchina della calata 4 del porto ionico in attesa del rinnovo dei certificati. “Ma non era questa – ha ribadito Prestopino – la destinazione finale per fare i lavori. Abbiamo acquistato questa nave che si trovava a Genova ed era stato individuato un cantiere in Croazia, nella città di Spalato, per un intervento di rimozione di alcuni pannelli ignifughi contengono una piccola percentuale di amianto. Purtroppo a Spalato, a causa di notizie non esatte fatte circolare, si è creato un po’ di panico nella popolazione che ha spinto il governo crato a emettere un decreto di espulsione verso la nostra nave”.
L’armatore ha affermato che “questa nave è in grado di poter navigare fino al 2029, affrontando visite annuali da parte dell’ente tecnico. Non è una nave che si vuole rottamare o che necessita obbligatoriamente dell’asportazione di questi pannelli. Quella è stata semplicemente una scelta commerciale per rendere la nave più appetibile nel mercato del charter. Ma i lavori di bonifica sono operazioni normalissime che non prevedono l’entrata in cantiere o lo smantellamento della nave”.
Attualmente, ha concluso, “c’è un dialogo aperto con il porto di Livorno e comunque il nostro auspicio è di effettuare questi interventi all’interno del territorio nazionale. Ma la nave non è pericolosa e abbiamo subito danni di immagine”. (Ansa)
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