Condannato anche l’ ex sindaco di Statte, Francesco Andrioli
Il processo con rito abbreviato nell’ ambito dell’ inchiesta “Dominio” si è concluso. Il gup del Tribunale di Lecce, Giulia Proto, ha emesso le sentenze con pene pesantissime, a conferma di gran parte dell’impianto accusatorio della Direzione Distrettuale Antimafia.
Condannato a quattro anni, cinque mesi e dieci giorni di reclusione, con l’interdizione dai pubblici, l’ex sindaco Francesco Andrioli, ritenuto dall’accusa, beneficiario del sostegno elettorale del gruppo criminale in occasione delle amministrative del 2021. Il giudice ha stabilito un risarcimento di 100 mila euro in favore del Comune di Statte, parte civile nel processo. È stato riconosciuto il danno subito che avrebbe reso irregolare la competizione elettorale. Al centro dell’inchiesta compare Davide Sudoso, considerato il capo dell’organizzazione criminale che è stato condannato a venti anni di reclusione, confermando la ricostruzione della procura per più capi di imputazione come traffico di droga, disponibilità di armi e capacità di condizionare il voto. Pesantissime anche le condanne per altri presunti componenti : Francesco Simeone a quindici anni, Giuseppe Palumbo a quattordici, Luigi Scialpi a dodici. A dieci anni sono stati condannati Antonio Pace, mentre Fabiana Notaristefano ha ricevuto nove anni e sei mesi, Antonio Paolo Nannavecchia nove anni e due mesi. Pene di sei anni e dieci mesi per Maurizio Coli, Cosimo Colucci e Giuseppe Coluccia, mentre a sette anni e otto mesi è stato condannato Vito Ricciato, a sette anni e due mesi Pietro Lanza, a sei anni e dieci mesi Giulio Modeo e a otto anni Gianpiero Vinzi.
Più leggere le condanne inflitte a figure ritenute minori: pene comprese tra uno e quattro anni. La sospensione della pena invece per Giovanna Lo Savio, Andrea Marturano ed Eddy Sudoso.
In tutto sono trentacinque le condanne emesse, accompagnate da misure di sicurezza come la libertà vigilata per alcuni imputati al termine dell’espiazione della pena con interdizioni perpetue o quinquennali dai pubblici uffici per alcuni di esse.
Assolti: Francesco Angarone, Cosimo Lomartire (per uno dei capi), Giulio Modeo (per un capo), Luigi Scialpi (per un capo) e William Sudoso (per un capo). Sono stati riconosciuti non colpevoli, in alcuni casi per non aver commesso il fatto, in altri per inutilizzabilità della prova.
Nel collegio difensivo gli avvocati Andrea Albanese, Antonia Alessandra Alfonso, Francesco Americo, Patrizia Boccuni, Nicola Cervellera, Andrea Digiacomo, Giuseppe D’Ippolito, Fabio Falco, Lucia Lonigro, Salvatore Maggio, Andrea Maggio, Antonio Mancaniello, Paolo Marinò, Nicola Marseglia, Massimiliano Madio, Adriano Minetola, Gianluca Mongelli, Claudio Percolla, Marco Pezzuto, Mirko Porsia, Stefano Prontera, Vincenzo Sapia, Maria Letizia Serra, Andrea Silvestre, Samantha Dellisanti, Gaetano Vitale.