“É arrivato il momento che il governo assuma una exit strategy in vista della gestione della transizione alla decarbonizzazione con l’ingresso di capitale pubblico, che a questo punto rimane l’unica garanzia. Uscire, insomma, dalla gestione straordinaria e avere una società a capitale pubblico o partecipata pubblica che possa traguardare obiettivi importanti come il processo di decarbonizzazione”
“Dal momento che il Governo non ha ancora risposto alla nostra richiesta di convocazione a Palazzo Chigi, che è del 12 settembre scorso, torniamo qui a rivendicare un tavolo di trattativa e di discussione sulle prospettive del gruppo ex Ilva e per affrontare, anche, le tematiche che i lavoratori ci pongono. Per questo continueremo a lottare perché il tavolo di confronto venga ripristinato e convocato al più presto”. A parlare così è Loris Scarpa, responsabile nazionale Siderurgia per la Fiom-Cgil, intervenuto oggi, martedì 14 ottobre, all’assemblea in corso di svolgimento all’interno dello stabilimento ex Ilva di Taranto in preparazione della mobilitazione generale di tutti i lavoratori del gruppo in programma giovedì 16 ottobre.
Assemblee che nei giorni scorsi si sono svolte negli stabilimenti ex Ilva di Genova, Novi Ligure e Racconigi e che questa settimana hanno coinvolto i lavoratori di Taranto e di altri stabilimenti più piccoli del gruppo.
“Con queste assemblee vogliamo condividere con i lavoratori le ragioni che ci hanno portato a proclamare lo sciopero generale in tutti gli stabilimenti ex Ilva per giovedì prossimo (16 ottobre, ndc). Ragioni che hanno portato – prosegue Scarpa – ad uno strappo con il governo sulla cassa integrazione, con la decisione unilaterale di collocare in cassa integrazione 4.450 lavoratori in cassa integrazione dei quali 3.803 soltanto nello stabilimento di Taranto senza nessuna prospettiva reale di ripartenza degli impianti, e mancata convocazione a Palazzo Chigi”.
La situazione, secondo il responsabile nazionale siderurgia Fiom-Cgil, è tale che, alla luce dei risultati del nuovo bando di gara, con solo due fondi interessati ad acquisire l’intero asset industriale, “è arrivato il momento che il governo assuma una exit strategy in vista della gestione della transizione alla decarbonizzazione con l’ingresso di capitale pubblico, che a questo punto rimane l’unica garanzia. Uscire, insomma, dalla gestione straordinaria e avere una società a capitale pubblico o partecipata pubblica che possa traguardare obiettivi importanti come il processo di decarbonizzazione. – Si legge nella nota – Siamo convinti di queste nostre motivazioni e anche gli stessi lavoratori nelle assemblee stanno dando risposte in tal senso».
E chi vuole la chiusura dello stabilimento “è bene che sappia che non solo è una condizione che noi non accettiamo, perché impoverirebbe il tessuto sociale, ma, soprattutto, non garantirebbe un miglioramento ambientale e di salute perché decreterebbe, nei fatti, l’abbandono del territorio. – Conclude Loris Scarpa –Per cui sia chiaro che la lotta per una trattativa sulla continuità industriale dello stabilimento perché sia garantita la decarbonizzazione è la lotta non solo dei lavoratori ma dovrà diventare anche dei cittadini di Taranto”.


