di Rosa Surico
Per 5 milioni di persone nel mondo esiste il turismo funerario
Tombe,epitaffi, lapidi, monumenti, giardini. L’ arte funeraria si intreccia all’ architettura in un viaggio silenzioso nel passato. È il potente mezzo per omaggiare e esaltare allo stesso tempo la memoria dei defunti.
Molti cimiteri sono dei veri e propri musei a cielo aperto, luoghi di conservazione della memoria stessa , simboli di identità di intere società. Il turista cimiteriale è spinto anche dalla curiosità di conoscere personaggi illustri del passato. La manutenzione e il mantenimento del decoro nei cimiteri si riveste di un’ importanza non trascurabile.
Il Cimitero di Taranto è proprio uno di quei posti per i quali, passeggiando tra le vie del grande complesso, taccuino alla mano, si potrebbero annotare almeno 200 anni di storia.
Attrae l’ attenzione ( tra le altre ) nel Cimitero storico della città, situato nel rione Tamburi, la lapide di Antonio Cataldo Maria Costa, in arte Mario Costa, il musicista cosmopolita nato a Taranto,cresciuto a Napoli e adorato in Francia.
La lapide offerta dal comune un anno dopo la sua morte riporta questo epitaffio:
“Qui nel profondo silenzio dell’ eterno ogni cuore intento sentirà aleggiare gli immortali spiriti melodiosi del grande genio: Mario Costa”.
Sembra uno scioglilingua. A Napoli passò alla storia come il più tarantino dei napoletani. A Taranto come il più napoletano dei Tarantini.
Nacque nel 1858 nella città dei due mari ,in via Duomo 198, vicino di casa di Paesiello, da padre napoletano, Angelo Costa e la nobildonna tarantina, Maria Giuseppa Malgisi.
Fu la musica a guidare tutta la sua esistenza. Tutta la famiglia si trasferì a Napoli nel 1865 dove iniziò i suoi studi al conservatorio di Napoli. Il sodalizio artistico con il poeta Salvatore Di Giacomo, lo catapultò nel successo internazionale. Non dimenticò mai le sue radici e Taranto continuava ad irradiarlo di ispirazione.
“Era de Maggio, Catarì , Scetete” solo alcuni dei brani per i quali compose la musica e i più famosi dell’ Age d’ Or della canzone napoletana. Nel repertorio della sua concittadina, altrettanto illustre, Anna Fougez entrò la canzone della quale scrisse testo e musica “A frangesa” passata poi alla storia come la canzone della “mossa”.
Fu un artista instancabile. Pianista,tenore, scrittore. Autore di numerose romanze, canzoni popolari, melodie, stornelli, duetti, inni, marce, pantomime, opere comiche, operette, danze, fiabe.
Scrisse la prima canzone dedicata a Taranto e alla bellezza dei due mari, in dialetto napoletano: Taranti, Tarantella.
“A Tarante ‘ncè stanne nu mare peccerille
e n’atre granne.
la terra ‘ntra le duie pare ca da vasille e se ne fuie.
Tarantì, Tarantì, Tarantella,
sti mari belle!
A Tarante ‘ncè stanne dui uecchie tal’e quale e granne granne.
Dui uecchie de fatella eguale eguale eguale
e na vucchella!
Taranti, Taranti, Tarantella, chist’uocchie belle, chist uocchie belle!
Vucchella nu scappare, c’addo staje tu nu staje tra mare e mare.
Statte ca ci ti mueve nuu vase ca me daie
è già nu chiuove
Tarantì, Tarantì, Tarantella,
sta vocca bella!”
Morì a Montecarlo il 27 settembre 1933 e le sue spoglie furono traslate a Taranto a giugno dell’ anno dopo.


