Il 60% delle donne che denunciano subiscono violenza economica
A Taranto e provincia 3mila donne in quest’ultimo anno hanno trovato il coraggio di denunciare e chiedere aiuto ai Centri Anti Violenza (CAV), il 60% di loro subiva da anni l’esasperante brutalità e sopraffazione del ricatto economico, che è la pistola alla tempia di chi subisce perché deve sostenersi o sostenere i propri figli.
E’ il dato agghiacciante – fanno sapere – riferito questa mattina dalle referenti delle due associazioni che operano sul territorio, attraverso le parole di Valentina L’Ingesso (CAV Alzaia) e Ira Pandoku (Sud Est Donna), firmatarie del Protocollo Operativo promosso da CGIL e UIL Taranto per il contrasto alla violenza sulle donne e alle disuguaglianze di genere.
La firma del protocollo che recepisce le linee guida dello stesso documento firmato su base regionale da sindacati, centri antiviolenza e associazioni datoriali.
“Ho accolto con favore questo protocollo – dice Sabrina Pontrelli, consigliera provinciale alle pari opportunità – perché è operativo e perché soprattutto predispone una cabina di regia e un osservatorio reale che ci fornisce dati chiari su come agire. Un lavoro corale che parla finalmente del lavoro delle donne”.
Ed è questa la chiave di lettura del documento – sottolineano – a partire dai redditi e dall’indipendenza economica, presupposti indispensabili anche per essere libere di autodeterminarsi.
I dati dell’ultimo rendiconto sociale dell’INPS di Taranto certificano i contorni di un fenomeno sempre più preoccupante.
Disoccupazione a due cifre, abbandono scolastico, contratti atipici e mediamente stipendi più bassi degli uomini anche per identiche mansioni.
“Anche quando le donne vengono assunte, come sta accadendo in questi giorni in un’azienda metalmeccanica del territorio – dice Gennaro Oliva, coordinatore provinciale della Uil Taranto – conquistano un contratto solo perché appartengono a una categoria “protetta”, ad una condizione che ancora una volta le mostra fragili, non più competenti o più brave. Una fragilità che insieme a quella parola dobbiamo combattere”.
Il sindacato non solo come luogo di protezione della condizione di lavoro al femminile, ma come luogo di proposta ed elaborazione di interventi utili ad invertire la marcia.
La violenza economica ha mille facce – spiega Giovanni D’Arcangelo, segretario generale della CGIL di Taranto – perché i contratti di lavoro sono uguali, ma si mette in atto quella deprecabile “abitudine” di sottoporre prevalentemente alle donne il contratto a tempo determinato, o il part-time (31,3% donne – 8,1% uomini), perpetuando nel convincimento che delle attività di cura e accudimento per figli, genitori anziani e disabili, solo le donne si debbano occupare. Una condanna all’isolamento a vita che passa dal lavoro per finire alle politiche del welfare.
Il Protocollo operativo che si intende estendere a tutte le altre associazioni datoriali che volessero sottoscriverlo – concludono – predispone anche la possibilità di creare stanze di accoglimento per i centri antiviolenza anche all’interno delle strutture UIL e CGIL disseminate su tutto il territorio provinciale.
“Un luogo fisico, ma anche un luogo di consapevolezza – afferma Tiziana Ronsisvalle, segretaria della CGIL di Taranto – in cui quella “normalità” che ancora oggi ci riporta il dato della violenza passiva di molte donne, abusate da partner, padri, datori di lavoro, e che genera sterotipi e discriminazione venga finalmente scardinata per il bene di tutte e tutti”.


