Tra Taranto e Brindisi e’ andato in scena un scialbo pareggio. La squadra jonica presenta lacune di organico e di organizzazione del gioco
Il punto sulla Eccellenza pugliese, tra certezze che vacillano e squadre in cerca di identità. Soltanto Pasquale De Candia può concedersi un sorriso pieno dopo il doppio incrocio che ha messo faccia a faccia le quattro grandi pretendenti alla vittoria finale dell’Eccellenza pugliese. Il suo Canosa, trasformato in poche settimane nella mentalità e nella struttura di gioco, ha rifilato tre reti, nette, pesanti, meritate, alla capolista Bisceglie, infliggendo agli adriatici la prima sconfitta stagionale. Il Bisceglie rimane comunque al comando, ma ora la vetta non è più una vetta solitaria: due punti sul Brindisi, quattro su Taranto e Canosa. Un margine che profuma di precarietà.
Canosa, la rinascita targata De Candia
L’arrivo in panchina di Pasquale De Candia ha portato ordine, idee e quella indispensabile conoscenza della categoria che pochi possiedono. Gli innesti di mercato, su tutti Caputo e Croce, hanno aumentato qualità, mentre l’estro sempreverde di Nicola Strambelli continua a fare la differenza negli ultimi sedici metri. Il 3-1 al Bisceglie non è soltanto un episodio: è il manifesto di una squadra che ha accorciato la classifica e che ora è tornata, di diritto, tra le candidate alla vittoria finale.
Bisceglie, nessuna crisi, ma un campanello d’allarme
Parlare di crisi sarebbe fuorviante. I 41 punti ottenuti sul campo certificano la grande solidità di una squadra che produce gioco e mantiene una struttura credibile. Tuttavia il problema esiste e si intravede: la difficoltà crescente nel concretizzare la manovra. Una flessione fisiologica? Forse. Ma in un campionato che si sta improvvisamente accorciando, ogni scricchiolio diventa rumore.
Taranto e Brindisi: lo zero a zero dell’irrilevanza
Dall’altro confronto diretto è uscita la partita più scialba e deludente della giornata: un 0-0 povero di contenuti tecnici, tattici ed emotivi. Il Brindisi, solo perché giocava in trasferta, può accontentarsi di un punto che muove la classifica; per il Taranto, invece, resta un’occasione sprecata e l’ennesima prova che la squadra non ha ancora una vera identità.
La manovra dei rossoblù è lenta, prevedibile, scolastica. Lanci lunghi a scavalcare il centrocampo, pochissime triangolazioni, nessuna capacità di riempire l’area avversaria. Il problema dell’attacco è sotto gli occhi di tutti: Losavio adattato a prima punta, Aguilera, anche quando disponibile, non è mai stato un centravanti. I numeri offensivi non devono ingannare: più che la prolificità sotto porta, preoccupano le 18 reti subite, perché è sempre la difesa, e non l’attacco, a vincere i campionati. A ogni latitudine.
Centrocampo lento, prevedibile e senza cambio di passo
Il reparto nevralgico del Taranto è il vero collo di bottiglia della squadra. Tutti calciatori dallo stesso passo, cadenzato, incapaci di verticalizzare, di spezzare il ritmo o di liberare un compagno negli ultimi sedici metri. Hadziosmanovic, brillante e decisivo nelle prime giornate, sembra aver perso spinta e lucidità. E l’innesto più mediatico del mercato, Nicola Loiodice, finora ha portato più eco che sostanza.
Il talento non si discute, ma la sua posizione in campo è spesso troppo defilata, lontana dalla zona calda. Si limita a calci piazzati e corner, mentre nei duelli sulla corsa fatica ad avere la meglio: la sensazione è che non abbia più il passo per fare la differenza negli spazi larghi di una categoria prevalentemente fisica come l’Eccellenza.
Il nodo più grave: gli under
La “batteria” degli under è insufficiente per numero e qualità. E in Eccellenza, dove sono proprio le loro prestazioni a spostare gli equilibri, questa mancanza pesa come un macigno. Il Taranto paga lacune strutturali figlie di uno scouting improvvisato, non qualificato ed approssimativo: uno dei limiti più evidenti della gestione Ladisa, che ha speso tanto, senza dubbio più degli avversari, ma sempre male.
Conclusione: così il Taranto non può vincere
Alla luce di quanto emerso, la conclusione è chiara: con questa rosa, il Taranto non ha requisiti concreti per vincere il campionato. Occorrerebbe intervenire in modo chirurgico, intelligente e rapido. Ma recuperare agli errori di costruzione commessi in estate e reiterati in autunno, non sarà affatto semplice.
In testa la classifica si stringe, le avversarie crescono e il tempo per correggere la rotta si assottiglia. La sensazione è che il torneo stia entrando nel vivo proprio adesso e che molte gerarchie siano destinate a cambiare. Pasquale De Candia intanto ringrazia; gli altri, per ora, riflettono.


