Nella trasmissione andata in onda ieri su Rai 3 si ricostruisce la “gestione Lerario” del periodo Covid in Puglia
“Aver eliminato qualsiasi tipo di controllo sulle spese della Protezione Civile pugliese anche durante il periodo dell’emergenza Covid è stato un gravissimo errore“: così Roberto Rossi, procuratore di Bari, ai microfoni della trasmissione Report, andata in onda nella serata del 10 aprile su Rai 3, a proposito del giro di appalti milionari, affidati sempre alle stesse imprese durante il periodo Covid.
L’inchiesta di Report parte dal nuovo codice degli appalti introdotto dal governo Meloni, che mira a semplificare l’iter burocratico e liberalizzare il ricorso agli affidamenti diretti, sottolineandone il costo che potrebbe comportare in termini di trasparenza e ripercorrendo, a tale proposito, quanto accaduto in Puglia durante gli anni dell’emergenza da Covid-19.
Al centro delle indagini della Guardia di Finanza c’è Mario Lerario, ex capo della Protezione Civile pugliese recentemente condannato in primo grado a 5 anni e 4 mesi per corruzione e in attesa di sentenza definitiva.
Dall’inchiesta emerge che la figura di Lerario, ex braccio destro e fedelissimo del governatore pugliese Michele Emiliano, era già stata indagata per il medesimo reato nelle vesti di commissario liquidatore per l’Ente Irrigazione Puglia, Irpinia e Lucania. Tuttavia, il presidente della Regione Puglia riafferma di averlo scelto per la “grande puntualità ed efficienza con cui portava a termine gli incarichi assegnati“, aggiungendo che “per questo motivo il colpo inferto dalla sua condanna è stato particolarmente duro” e respingendo l’accusa di non saper scegliere adeguatamente le figure adatte a ricoprire alcuni incarichi di maggiore importanza.
Lerario è stato arrestato dopo aver ricevuto una busta bianca contenente 10mila euro da Luca Leccese, titolare della Edil Sell di Foggia, che si è aggiudicata un appalto da 3 milioni di euro dalla Protezione Civile per eseguire lavori nel ghetto di Borgo Mezzanone: secondo le Fiamme Gialle si trattava di una tangente.
Ma numerose sono le intercettazioni a cui l’ex capo della Protezione Civile è stato sottoposto e di cui sapeva l’esistenza, a quanto pare grazie ad un giornalista dell’ufficio stampa regionale, tanto da ridursi a setacciare il proprio ufficio alla ricerca di microcamere e comunicare con i suoi dipendenti scrivendo su pezzi di carta.
Nel periodo dell’emergenza Covid Lerario ha gestito un portafoglio da 200 milioni di euro, acquistando camici e tamponi, mettendo in piedi una fabbrica di mascherine costata 7milioni di euro, che ha prodotto 22 mila pezzi al giorno ed è stata chiusa a settembre 2022, insieme a macchinari costosissimi e mai utilizzati.
Una delle intercettazioni riguarda Donato Mottola, titolare della DMeco Engineering, che ha ottenuto appalti da 2,5 milioni di euro per realizzare container abitativi a Borgo Mezzanone; durante una telefonata alla moglie, Mottola dichiarava di aver consegnato a Lerario “manzetta e mazzetta”, intendendo con la prima parola un pregiatissimo pezzo di carne da 3kg e mezzo e con la seconda 20mila euro in banconote da 50.
Nel 2021 Lerario, a capo dell’Economato della sanità pugliese, aveva firmato lo stanziamento di 14 milioni di euro a favore della sanità privata per sgonfiare le liste d’attesa di quella pubblica a causa del Covid.
Tra i beneficiari maggiori di questo stanziamento c’è il gruppo Villa Maria di Ettore Sansavini, colosso italiano della sanità, che aveva contribuito a Piazze d’Italia, associazione che ha sostenuto la campagna elettorale di Emiliano durante le primarie del Pd nel 2017. In quest’occasione, peraltro, per il governatore pugliese è stato recentemente chiesto un anno di reclusione per presunto finanziamento illecito.
Ma l’opera principale di questa gestione è sicuramente l’Ospedale Covid allestito nei padiglioni della Fiera del Levante di Bari: opera per la quale l’appalto è stato aggiudicato dalla ditta Cobar di Altamura, di Domenico Barozzi, per 8,3 milioni di euro, successivamente lievitati a quasi 25milioni euro.
Si tratta di una struttura che, nelle intenzioni di Emiliano, doveva drenare il flusso di pazienti dal Policlinico ed evitarne il blocco, ma per la quale, alla fine, è stato necessario spostare un centinaio di medici (tra anestesisti, nefrologi e pneumologi) proprio dallo stesso Policlinico.
La direzione dei lavori dell’ospedale emetteva ordini aggiuntivi per accrescere le spese iniziali: sono stati quantificati 5 ordini di servizio autorizzati da Lerario e firmati da Antonio Mercurio, funzionario del Provveditorato ed Economato della Regione e, nello stesso tempo, direttore dei lavori, che autorizzava quindi se stesso con un enorme conflitto d’interesse.
L’Ospedale Covid di Bari è stato costruito in 45 giorni e dismesso a settembre 2022: si stima che il costo di smantellamento ammonti a 1,5 milioni di euro e che i cittadini pugliesi stiano pagando 110mila euro al mese per l’affitto della struttura e ulteriori somme per una società che deve scannerizzare l’edificio al fine di verificarne la corretta costruzione, dal momento che chi era stato incaricato di farne il collaudo preventivo non ha portato a termine il suo compito.
Insomma, una gestione, quella operata da Emiliano sulla sanità pugliese, sulla quale la nostra testata ha prodotto decine di editoriali, evidenziando le falle di un sistema sempre più vicino al collasso definitivo.