Prove tecniche di trasmissione tra il sindaco di Taranto e il gruppo consiliare, che nella scorsa legislatura, contribuì a mandarlo a casa. Di fatto la conventio ad excludendum dei diciassette “traditori” è venuta meno. E’ come se il nostro antifascismo si fosse mischiato, divenuto tutt’uno col fascismo
Dai Cinque Stelle a Stellato il passo è breve, un inaspettato battito d’ali. La radice della parola in fondo è la stessa. Tolti gli uni, si aggiungono gli altri. C’è come una luce fioca ad aleggiare sopra Palazzo di Città, quasi smorta. Un firmamento buio, da notte che non vuole passare. E da sistemi prossimi ad implodere. Con la politica a fungere da epifenomeno di equilibri tutt’altro che granitici, ormai. Precari come le foglie d’autunno sugli alberi. Il gruppo consiliare di opposizione, nato dalla fusione federativa tra “Italia Viva” e “Patto per Taranto”, tre consiglieri in tutto, lo stesso Stellato assieme ai colleghi Brisci e Casula, ha incontrato il primo cittadino jonico nei giorni scorsi. Si è discusso di programmi e di buone prassi amministrative. Di urbanistica e conversione ecologica. Della guerra in Ucraina e dell’arresto di Trump. Dell’intelligenza artificiale e del sesso degli angeli. Cioè: di tutto e di niente. In realtà gli obiettivi alla base del rendez-vous erano altri. Sono altri. Quali per esempio? L’allargamento dell’attuale maggioranza di centrosinistra. Le strategie da porre in essere per tenere Melucci – e la legislatura – ancora in piedi dopo il commissariamento dei Giochi del Mediterraneo. La ricerca di una modalità mediante la quale fronteggiare lo tsunami che sta per abbattersi in città con la lettura – e la reale comprensione – dei bilanci di Kyma Ambiente. Melucci non si fida del senatore Turco. Vorrebbe poter fare a meno di lui e del suo gruppo in Consiglio comunale. Non si fida di Liviano, dimessosi in queste ore da presidente della Commissione Bilancio dopo aver lasciato l’incarico, nelle scorse settimane, di capogruppo del Pd. Il sindaco di Taranto, in realtà, non si fida di nessuno perché è conscio del fatto, che in politica, il merito non è quello di essere totalmente inefficienti ma di aver voluto esserlo. Per questo guardare altrove, tenersi altre porte aperte, è divenuta una necessità più che una mera opportunità. E il gruppo di Stellato fa proprio al caso. Siamo alle prove tecniche di trasmissione di quanto potrà verificarsi nei prossimi mesi. Ma Stellato, e Brisci e Casula, non figurano nell’elenco dei diciassette firmatari che mandarono a casa il sindaco/presidente della Provincia nel novembre del 2021? Non era stato Melucci a giurare che mai e poi mai avrebbe legato il suo nome con chi aveva affossato le speranze della città? Al diavolo la coerenza e i (finti) brutti caratteri. Andasse a farsi fottere pure la conventio ad excludendum e le cianfrusaglie tattico-strategiche in voga nella Prima Repubblica. Il nostro antifascismo si è mischiato, divenuto tutt’uno col fascismo. Appena si comincia a volere, si cade sotto la giurisdizione del maligno. Credo lo affermasse Emil Cioran.