Dopo un lungo inseguimento il sorpasso è perfettamente riuscito. Il rapporto elaborato dal Centro Studi di Mediobanca certifica la (quasi) definitiva dipartita dello stato assistenziale. Si legga Ulrich Beck e le sue teorie sulla ‘società del rischio’
C’era una volta la sanità pubblica. C’era prima di essere colpita a morte da quella privata. Complici le scelte del decisore politico, la salute degli italiani è divenuta sempre più affare nelle mani di pochi. Prerogativa di singoli gruppi specializzati nell’industria del dolore. La fotografia scattata l’altro ieri dal Centro Studi di Mediobanca non lascia spazio alcuno a speculazioni filosofiche. A sofismi del giorno dopo. E opacità sopraggiunte. Nell’Italia che invecchia più di qualsiasi altro Paese industrializzato al mondo (peggio di noi fa solo il Giappone), c’è stato il sorpasso dopo un lungo inseguimento. Le strutture sanitarie presenti sul territorio nazionale sono in tutto 29980. Di queste, il 57% è riferibile al sistema privatistico; il restante 43% a quello pubblico. Prima anomalia. In nessun altra nazione europea la proporzione rispecchia questi valori. Questo rapporto di forze. Il pubblico è comunque in vantaggio; di poche unità in talune circostanze, ma comunque in vantaggio. Anche nei Paesi, si pensi al Regno Unito, le cui tradizioni liberali sono assai più solide – e sperimentate – rispetto alle nostre. Seconda anomalia. In grado di plasmarsi e completarsi con la prima. La spesa media pro-capite in Italia è più bassa rispetto alle altre grandi realtà nazionali europee. Da noi è pari al 7,3% del Pil. In Spagna è del 7,8%, nel Regno Unito del 9,9%, in Francia del 10,3%, in Germania del 10,9%. Terza anomalia in grado di chiudere il cerchio. Definitivamente questa volta. Nel 2021 i profitti della sanità privata sono cresciuti del 15% se confrontati con quelli dell’anno precedente. Esiste una società del rischio, indovinata espressione del sociologo tedesco Ulrich Beck, che riguarda taluni e non tutti. I malati. I bisognosi. Gli ultimi che tali resteranno. I primi cinque gruppi italiani per fatturato, i signori della sanità privata, sono: Papiniano (il gruppo ospedaliero riferibile al San Raffaele), Humanitas, Gvm (gruppo Villa Maria), il Policlinico universitario Gemelli e Kos. La Mediobanca che fu di Raffaele Mattioli ed Enrico Cuccia ci aiuta a capire il nostro tempo. I declini certi e quelli possibili. I numeri indicano sempre dell’altro oltre i numeri. La sanità pubblica è un malato terminale. Ha bisogno di cure più che poter curare. Quella privata l’ha sostituita, occupandone lo spazio, a funerale ancora in corso.