L’8 maggio 2003 la squadra ionica conquistava il primo storico tricolore contro la Pool Comense: il ricordo e le emozioni vissute da Mino D’Antona, allora presidente del Cras Taranto
L’8 maggio nella mente dei tarantini è una data importante. Dalla ricorrenza cristiana per i festeggiamenti del Santo Patrono, San Cataldo, a una gioia sportiva come il primo scudetto del Cras Basket Taranto. Sono passati vent’anni da quella storica finale del PalaCasnate, sfida in cui la squadra guidata da coach Nino Molino sconfisse la pluriscudettata Pool Comense di Fabio Fossati, Raffaella Masciadri, Francesca Zara, Chicca Macchi e Mery Andrade, non certo protagonisti di poco conto nel basket femminile.
La data dell’8 maggio 2003 è impressa nel cuore di tutti gli sportivi e tifosi del Cras, di tutti coloro che – ancora oggi – patiscono l’assenza della squadra che ha dato lustro alla città di Taranto nell’intero stivale, ma non solo. Perché l’ex squadra ha portato in alto, nella sua storia, i colori rossoblu anche in Europa, giungendo nella finale di Eurocup contro il Galatasaray e terminando tra le otto migliori squadre del continente insieme ad alcuni colossi come Ekaterimburg e Valencia, giusto per citarne qualcuno.

Ma c’è chi quel tricolore lo sente, ancora oggi, cucito stretto sul proprio petto. Un risultato sognato, sperato ma anche inaspettato. Nessuno, probabilmente, pensava che Davide potesse avere la meglio contro Golia in quella serie, giocata al meglio delle cinque gare: «Sono vent’anni dalla vittoria dello Scudetto in quel di Como: è stata una delle gioie più belle della mia vita – commenta Mino D’Antona, allora presidente del Cras Basket Taranto – mi è rimasto impresso l’ultimo punto di Betta Moro, quando rubò palla a metà campo e andò a fare canestro da sola. Mia figlia, che all’epoca era piccolina, mi stringeva la mano e mi diceva “Papà, ma allora abbiamo vinto!” e io le risposi “Figlia mia, l’hai capito solo adesso?”. Fu una sensazione bellissima, avevamo vinto quella partita già da diversi minuti: avevamo un vantaggio di otto punti. Provo ancora i brividi ripensando a quella vittoria: è una gioia indimenticabile, che ti accompagna per tutta la vita. Sono orgoglioso del mio risultato. In quel momento, si provano delle sensazioni uniche, che rivivrei un milione di volte».
In quella giornata ci fu un esodo rossoblu, con oltre duecentocinquanta tifosi che decisero di seguire la squadra di coach Molino nell’ultima e decisiva battaglia: «Questa è la dimostrazione che quando si porta avanti un progetto vincente, la città ti segue. Taranto ha avuto la sfortuna di non aver più altre persone che hanno dato, e mi dispiace tanto, quello che meriterebbe. Se non fosse per la gente affezionata al Cras, in molti hanno già dimenticato i risultati che sono stati conseguiti da quella società. Lo dico, purtroppo, con un pizzico di amarezza. Speriamo che ci sia qualcuno, nei prossimi anni, che possa costruire dei progetti vincenti: Taranto è una città che merita davvero tanto».

FERITA APERTA. Una ferita che è rimasta aperta: «Sì, per tanti motivi: ho pagato caro ciò che ho fatto. Rifarei tutto, dal primo all’ultimo passo, rivivendo tutti quei momenti fantastici. Con un pizzico di egoismo, mi ritengo contentissimo perché in quel momento avevo vicino a me tante persone. La stessa gente che, poi, è rimasta affezionata. Purtroppo, come al solito, ci dimentichiamo che tutti quanti devono fare dei piccoli sacrifici per poter portare avanti un progetto…invece, in quella situazione, mi sono ritrovato da solo. Poi ci fu l’arrivo di Lillo Basile, altrimenti la favola ‘Cras’ sarebbe finita anche prima: questa è la dimostrazione che sono sempre pochi gli imprenditori interessati a fare qualcosa di buono per la città, che non può crescere se non ci sono delle persone interessate a farla crescere».

IL RIENTRO A TARANTO. Nella mente di D’Antona anche l’abbraccio con la città nella splendida cornice di Piazza Castello: «C’erano tantissimi tifosi, la piazza era stracolma. C’era anche l’ex Sindaco Rossana Di Bello, che ricordo con tanto affetto. Lei, come me, aveva le lacrime agli occhi: era la dimostrazione che la gioia per il tricolore era davvero tanta. La festa del Cras si è un po’ confusa con i festeggiamenti patronali. Credo sia stato un segno del destino: è stato un bellissimo momento. Probabilmente era anche San Cataldo che voleva accadesse questo».
IL SEGRETO DEL CRAS 2002/03: «Il gruppo del primo scudetto aveva una sola arma vincente: la coesione. Eravamo una squadra sia in campo, sia fuori. Lo devo soprattutto all’amore incondizionato di mia moglie e della mia famiglia verso questo sport e quel progetto. Quando si sposa un progetto, diventa parte integrante. Betta Moro era una giocatrice eccezionale e non me la scorderò mai, avevamo le due americane (Tari Philips e Vicky Bullett) che ci trascinarono alla vittoria. Vi racconto un aneddoto: prima della gara-5 contro Como mia moglie tolse alla Philips le placche dalla gola, insieme al dottor Novembre, prima di entrare in campo. Tutte le giocatrici furono eccezionali, qualora dovessi fare nomi correrei il rischio di saltarne qualcuna. Furono straordinari anche Nino Molino insieme a Mario Buccoliero. La ricetta vincente, in quel momento, era la coesione. Abbiamo vinto contro un Gigante, che era Como, e noi eravamo piccoli piccoli piccoli: è stato un qualcosa che ci ha dato ancora più gioia rispetto ai successivi scudetti perché, ormai, eravamo una squadra consolidata. La prima volta è stata un’esperienza meravigliosa, irripetibile, anche dal Cras stesso. Mi piacerebbe ripassarla…chi lo sa cosa potrà mai accadere nel tempo».


IL CONDOTTIERO. Nino Molino il primo allenatore a vincere lo scudetto col Cras: «Non avrei mai immaginato di essere io il primo presidente a portare il tricolore a Taranto. Nino è un caro amico, gli voglio un gran bene, è sempre nel mio cuore. Ma siamo nel cuore di tutte le ragazze. Quello scudetto è come un tatuaggio indelebile sulla pelle, è una gioia troppo grande, impossibile da cancellare».
IL CRAS COME IL NAPOLI? ANCHE NO. Facendo un paragone calcistico, la gioia per la vittoria del Cras può essere paragonata allo scudetto tanto atteso e sognato dal Napoli di Spalletti? Il Presidente D’Antona risponde così: «Il Napoli ha vinto lo scudetto anche per gli errori di Inter, Juventus e Milan. Sono contentissimo per lo scudetto dei partenopei perché ottenuto da una squadra del sud. Ma il loro successo non è comparabile col Cras: noi vincemmo contro una Pool Comense allestita per vincere tutto e poi rimanere a mani vuote. Non si può paragonare nemmeno il tifo delle due piazze: in quel momento, i tifosi avrebbero dato la loro vita affinché il Cras riuscisse a portare quel risultato a casa. Quello scudetto è inciso nel mio cuore».



