I sindacati di categoria continuano a denunciare le condizioni critiche della casa circondariale tarantina: “A scoprire il tentativo di fuga è stato un agente che stava ricoprendo tre posti di servizio contemporaneamente”
Il carcere di Taranto continua ad essere al centro dell’attenzione mediatica per le sue criticità.
Nella mattinata del 5 luglio si è verificato un tentativo di evasione: un detenuto di origini pugliesi ha scavalcato il muro dei passeggi del reparto infermeria riuscendo ad allontanarsi di pochi metri. La sua fuga è stata interrotta solo alla brusca caduta da sei metri di altezza che gli ha procurato la frattura ad una caviglia.
A riferirlo sono Gennaro Ricci e Luca Lionetti, FP CGIL Polizia Penitenziaria della Puglia: “Pare che il gesto del detenuto – scrivono i sindacalisti – sia stato dimostrativo, cioè dettato dalla volontà di essere trasferito in altro carcere. Quello che è grave, però, è che ad accorgersi della fuga sia stato un Poliziotto penitenziario durante il suo giro di controllo della cosiddetta “sorveglianza dinamica”. Il Poliziotti in questione infatti, nello stesso momento in cui si consumava il tentativo di evasione, stava ricoprendo sia il posto di servizio del controllo dei “passeggi” dell’infermeria, sia il servizio all’interno dei locali delle visite mediche, sia il posto di servizio dell’accompagnamento dei detenuti dai reparti detentivi all’infermeria. Tre posti di servizio contemporaneamente, una evidente situazione inconciliabile con la sicurezza del penitenziario”.
“Stavolta l’evasione non si è concretizzata per la frattura della caviglia del detenuto – aggiunge Cosimo Sardelli, Segretario Generale Fp CGIL Taranto – ma la situazione del carcere di Taranto è disastrosa: 160% di affollamento dei detenuti (500 posti disponibili, 800 presenti). Una tale percentuale di sovraffollamento, rende comunque estremamente difficile il lavoro della Polizia Penitenziaria che pure nel carcere di Taranto ha una presenza di Poliziotti superiori alla percentuale media nazionale e regionale. La numerosa presenza di detenuti con problemi psichiatrici inoltre, è la principale causa di aggressioni e ferimenti da parte di questi nei confronti di un personale di Polizia Penitenziaria che ha difficoltà anche a prendersi qualche giorno di ferie”.
“C’è urgente bisogno di una rimodulazione delle modalità di lavoro in carcere – conclude Mirko Manna, Nazionale FP CGIL Polizia Penitenziaria – Serve più personale di Polizia Penitenziaria. Se il Ministro non è in grado di rappresentare questa necessità al Governo è fondamentale ripensare al lavoro che devono svolgere i lavoratori del comparto sicurezza in carcere. Non è possibile che un servitore dello Stato debba essere minacciato e subisca sanzioni e processi se lo Stato stesso non lo mette in condizioni di lavorare. Se il detenuto fosse riuscito ad evadere di chi sarebbe stata la responsabilità? Siamo certi che sarebbe scattata subito un’inchiesta per addossare le responsabilità al Poliziotto che stava ricoprendo tre posti di servizio contemporaneamente. E’ già successo”.