di Rosa Surico
Il Nemo profheta in patria, morto il giorno di Santa Rosa da Lima tra racconto, fantasia e realtà
1000 rose rosse, alcune fonti non ufficiali ne menzionano addirittura 4000, scie di petali di rose rosse. Così fu salutato per l’ ultima volta il divo italiano in America il 23 agosto del 1926.
Rose rosse da Pola Negri, una delle sue ultime fidanzate a lui attribuite che fece scrivere con fiori bianchi il suo nome in mezzo alle rose rosse. E per tantissimi anni una donna misteriosa vestita di nero, ha portato sulla sua tomba una rosa rossa. Dopo 8 giorni di sofferenza, prima di spirare disse: ” non chiudete le tendine ,voglio vedere il sole”.
A 31 anni, morì in un letto d’ospedale proprio il giorno, non della morte della Santa Peruviana, ma il giorno prima. Quest’ ultima infatti spirò il 24 agosto ma viene celebrata in questo giorno, perché come ultimo omaggio alle sue consorelle, offrì il suo sorriso.
La santa del sorriso e degli occhi profondi che offriva conforto in silenzio.
Era venuta in soccorso della giovane stella per intercessione, per assolvere alla sua funzione come indicato dalla religione cattolica!? Solo cinque anni di successo ma non facili. Il suo sorriso, definito enigmatico, il taglio orientale dei suoi occhi, nascondono ancora oggi risvolti sorprendenti.
Nella sua patria erano gli anni ruggenti e dell’ ascesa del fascismo, iniziò ad essere preso di mira per la sua eccentrica “diversità”. Boicottati i suoi film che in America invece segnavano la sua strada come attore di successo riscuotendo anche dal suo collega Charlie Caplin, note di vivo apprezzamento.
Fu definito ” troppo dandy” ,effeminato, truccava gli occhi, amava i profumi, introdusse l’ orologio da polso fino ad allora accessorio solo femminile.
Un locale di New York lo ingaggia come “danseur mondain” , ballerino che si esibisce in tanghi voluttuosi diventando il sogno erotico di tantissime donne.
Fidanzate reali o presunte tali, due matrimoni, relazioni con uomini, colleghi di cinema come Norman Kerry e Ramon Novarro e con lo sceneggiatore André. Fino ad essere definito da un cronista del “Chicago Tribune” solo al fine di screditarlo, “piumino rosa da cipria”, alludendo alla sua ( presunta anche questa) omosessualità. Pettegolezzi e infamie quasi a voler ostacolare l’ ascesa del suo successo. Invidiato,temuto.
Il giovane perito agrario partito dal suo paese in provincia di Taranto per seguire la sua carriera da artista nel mondo del cinema, aveva un sogno. E non gli fu perdonato nella sua patria.
Rodolfo Pietro Filiberto Raffaello Guglielmi, portava con sé il fascino dell’ uomo mediterraneo e Hollywood non lo lasciò scappare ,vestendo di fatto in Italia, i panni del Nemo profheta. Quasi affidata alla Divina Provvidenza , la sua morte il giorno di Santa Rosa da Lima.
L’ attore che interpretò se stesso non senza sofferenza, viene definito il mito. Ma ancora oggi il suo nome è solamente accennato in parti d’ Italia, comprese zone della Puglia.
Rudy Valentino il mito , e che sia il mito nel significato che ne davano i greci. Tra biografie attendibili, altre meno, racconti fantasiosi, fatti solo ispirati, la notizia certa è che è stato il primo attore del cinema muto. Italiano, pugliese, di Castellaneta. L’ Italia ha chiesto abbastanza perdono per questo profeta coraggioso ignorato, figlio della sua terra?! Rose rosse,luce e sorriso. Viva il mito Rodolfo Valentino nel giorno di Santa Rosa da Lima.


