La giornalista tarantina Elena Ricci firma un potente romanzo d’esordio ambientato nella Calabria del dopoguerra. Oppressione e riscatto in una storia che intreccia memoria familiare e denuncia sociale
Nel suo primo romanzo “Il nome del padre”, la giornalista Elena Ricci, firma di TarantoToday e del Nuovo Quotidiano di Puglia e direttrice del quotidiano online Tarantini Time, affronta il tema della violenza domestica attraverso la storia di Rosa, una donna calabrese del dopoguerra intrappolata nelle maglie di una cultura patriarcale opprimente.

In un alternarsi di poesia e crude verità, l’autrice racconta il percorso di una protagonista che sfida il proprio destino dando al figlio il nome del padre violento, in un gesto che racchiude tutto il peso della memoria e la speranza della redenzione.
Il romanzo, pubblicato in autonomia e disponibile su Amazon, intreccia sapientemente le radici calabresi dell’autrice con riferimenti alla sua città d’adozione, Taranto. Non è un caso che l’antagonista si chiami Milva, nome che cela un doppio significato: la “M” di malvagità si fonde con “Ilva”, evocando un’idea di veleno e distruzione lenta. Un omaggio narrativo e simbolico che mette in dialogo due terre ferite, unite da un destino di resistenza e femminilità tradita.
“Il nome del padre”, un’opera di denuncia sociale che dà voce al silenzio di generazioni di donne, vittime invisibili di una violenza perpetrata tra le mura domestiche. Ma, quello di Elena Ricci, è anche un messaggio di speranza e resistenza, un invito a spezzare la catena della sopraffazione attraverso il coraggio della narrazione e della memoria.