Di Rosa Elenia Stravato
Percorsi di un tempo che dal passato giunge a noi
La Via Francigena interpreta uno dei principali percorsi di pellegrinaggio medievale che collegavano l’Europa settentrionale a Roma. Il presente articolo analizza le origini storiche del tracciato, le leggende e le narrazioni popolari che ne hanno arricchito l’immaginario, il suo significato religioso e culturale, e le forme contemporanee di percorrenza.
La trattazione si sviluppa con un approccio multidisciplinare, integrando aspetti storici, antropologici e geografici. Questa strada è comunemente definita un asse viario medievale che attraversava l’Europa occidentale per congiungere Canterbury con Roma. Il suo ruolo, tuttavia, non si limitava a quello di semplice percorso geografico: essa svolse funzioni religiose, sociali ed economiche, facilitando la circolazione di idee, merci e persone. Essa si pone come crocevia culturale e simbolico dell’Occidente medievale e contemporaneo.
La prima testimonianza documentaria della Via Francigena è attribuita al diario di Sigerico, arcivescovo di Canterbury, che nel 990 registrò le 79 tappe del suo itinerario verso Roma per ricevere il pallio pontificio. Benché il cammino esistesse probabilmente già nei secoli precedenti come rete di collegamento romano-longobarda, è con l’opera di Sigerico che assume una connotazione definita nell’ambito del pellegrinaggio cristiano.
L’itinerario attraversava regioni cruciali dell’Europa medievale: l’Inghilterra meridionale, la Francia, le Alpi e infine la Pianura Padana e il Lazio. Come molti percorsi di pellegrinaggio, questa strada a è divenuta nel corso dei secoli un contenitore di miti fondativi e racconti miracolosi. Tra le leggende più ricorrenti emergono quelle legate alla protezione dei santi e dei martiri lungo il tragitto, nonché narrazioni su luoghi ritenuti sacri o attraversati da eventi prodigiosi. In particolare, numerosi borghi conservano tradizioni legate all’ospitalità verso i pellegrini, talvolta trasfigurate in racconti popolari di accoglienza o di prova spirituale.
Queste leggende, pur non documentabili sul piano storico, costituiscono un patrimonio immateriale che contribuisce alla percezione identitaria del percorso. Il significato primario della Via Francigena nel medioevo era di natura religiosa: raggiungere Roma, meta di pellegrinaggio e centro della cristianità occidentale. Tuttavia, l’importanza del cammino va interpretata anche in chiave socio-economica: grazie ad esso si svilupparono strutture ospedaliere, hub commerciali e insediamenti urbani. La Francigena agì come vettore di scambio culturale, permettendo il contatto tra lingue, tradizioni e forme artistiche differenti. Oggi, il percorso è reinterpretato come patrimonio europeo, assumendo nuovi significati legati al turismo sostenibile, al trekking culturale e alla riscoperta del territorio.
Ed oggi? La Via Francigena è tracciata e segnalata come itinerario europeo certificato. I camminatori moderni la percorrono sia per motivi spirituali sia per finalità escursionistiche e culturali. L’itinerario ufficiale attraversa quattro Stati — Regno Unito, Francia, Svizzera e Italia — e si sviluppa per oltre mille chilometri.
L’organizzazione della percorrenza prevede tappe giornaliere, punti di accoglienza e un sistema di credenziali che testimonia il cammino e consente di ottenere il testimonium finale a Roma. Le dinamiche moderne, pur essendo profondamente diverse da quelle medievali, perpetuano la dimensione contemplativa e itinerante del pellegrinaggio.
Questa Via rappresenta un esempio emblematico di continuità storica: nata come percorso funzionale e religioso, è divenuta nel tempo simbolo di dialogo culturale e di mobilità europea. La sua riscoperta contemporanea testimonia non soltanto un revival del pellegrinaggio, ma una crescente attenzione ai temi del patrimonio, della sostenibilità e dell’identità territoriale. Studiare la Via Francigena significa dunque coglierne la duplice natura: tracciato fisico e itinerario simbolico capace di connettere epoche e comunità differenti.


