L’irriverente filosofo francese dedica un saggio a ciò che caratterizza un essere umano. “Anima” è un capolavoro. Al pari di “Decadenza” e “Crepuscolo di un idolo”. L’ennesimo per questo autore che agita le coscienze e scompagina i pensieri. Ad avercene noi uno così in Italia
L’anima è materiale. Ed è possibile definirla da ciò che caratterizza un essere: la sua voce, i suoi occhi, la sua parola, la sua intelligenza, la sua figura, il suo sorriso, la sua sensibilità, la sua visione del mondo. In due parole: il suo stile, la sua grazia. Michel Onfray, il più dissacrante dei filosofi viventi, non si smentisce. Ragiona per paradossi. Argomenta con l’irriverenza tipica degli spiriti inquieti. Con “Anima”, il libro appena dato alle stampe, l’autore di capolavori come “Decadenza” e “Crepuscolo di un idolo” s’interroga sul vagabondaggio esistenziale – e lo sradicamento ontologico – delle nostre società. “Il cristianesimo – afferma il pensatore francese – è riuscito nell’exploit di far credere di avere il monopolio della spiritualità. Per questo motivo si è accaparrato l’anima spiegando che non esiste altra definizione che la sua; e che quindi essa è immateriale, eterna, immortale, suscettibile di salvezza in paradiso o di dannazione all’inferno. Ma l’anima esiste da quando gli uomini meditano, pensano, riflettono. Cioè: dalla preistoria”.
Uno schema quello dell’anima pensata solo in chiave spirituale che cade, si sfarina con il crollo della morale giudaico-cristiana. Crollo che porta con sé la fine di ogni morale. E lo svelamento del regno dell’immoralismo, la statualità dell’amoralismo. Fu Plotino a chiedere per primo di disprezzare il corpo per liberare l’anima. Solo un’anima purificata avrebbe raggiunto l’estasi. Il dualismo che oppone l’anima al corpo si è rivelato fallace. Così come il disprezzo della vita peccaminosa a causa della carne; e il gusto della morte che libera l’anima dalla sua prigione corporea.
Come può essere declinata un anima siffatta, ripulita dalle convinzioni religiose, con la modernità e l’intelligenza artificiale? “In Anima – argomenta Onfray – descrivo come la digitalizzazione dell’anima permetta di prevedere un essere post-umano. Bisogna diffidare dal consenso degli esperti. Il consenso degli esperti è una bussola che punta sempre al Sud. Basta capovolgere la bussola per sapere immediatamente, e in modo infallibile, dov’è il Nord”. L’avanzata, appunto, del post-umano. E dello sradicamento dell’anima. Diavolo di un Onfray. Siamo lontani anni luce dai tempi in cui Sant’Agostino sosteneva: “Le lacrime sono il sangue dell’anima”.