venerdì 9 Maggio 25

Rapporto Invalsi 2023: l’istruzione in Italia è ancora spaccata a metà

I risultati delle prove INVALSI somministrate nell’anno scolastico 2022/2023 confermano un divario territoriale del 23% tra Nord e Sud: gli studenti del Mezzogiorno sono indietro di due anni nell’apprendimento rispetto a quelli del settentrione

I risultati del Rapporto Invalsi 2023 non lasciano dubbi: l’istruzione e l’apprendimento, nel nostro Paese, risentono ancora fortemente delle differenze territoriali, confermando l’ormai cronica divisione tra Nord e Sud. A danneggiare gli studenti del Mezzogiorno sarebbero anche le opportunità di apprendimento, che nella parte meridionale dell’Italia si fanno sempre più disomogenee.

Il dato positivo riguarda la riduzione della dispersione scolastica, che al Sud diminuisce in media dell’1%: nello specifico, in Puglia si registra un miglioramento del 2,9%.

I risultati nelle scuole elementari

Decisamente poco incoraggianti i risultati emersi dal Rapporto Invalsi 2023 per la scuola primaria: si assiste, infatti, ad un indebolimento dei risultati in tutte le discipline sia in II che in V elementare. In Matematica 1 bambino su 3 non raggiunge le competenze di base nè in II nè in V.

Al termine del ciclo di istruzione della scuola primaria i risultati raggiunti sono più bassi di quelli degli anni precedenti in tutte le discipline, incluso l’Inglese.

Anche in questo caso, i risultati peggiori riguardano la parte meridionale del Paese: “Ciò significa – spiega l’istituto Invalsi – che la scuola primaria nel Mezzogiorno fatica maggiormente a garantire uguali opportunità a tutti, con evidenti effetti negativi sui gradi scolastici successivi”.

I risultati nelle scuole medie

In alcune regioni del Sud Italia solo la metà degli alunni comprende correttamente quello che legge, mentre il 35-40% degli studenti non è in grado di leggere e comprendere un testo in inglese.

Si arresta, in questa fascia d’età, il calo in Italiano e Matematica registrato tra il 2019 e il 2021, ma non si riscontra ancora un’inversione di tendenza.

Si confermano e in parte aumentano le differenze nell’opportunità di apprendimento al Mezzogiorno, sia in termini di diversa capacità della scuola di attenuare l’effetto delle differenze socio-economico-culturali sia in termini di differenze tra scuole e, soprattutto, tra classi.

I risultati negli istituti superiori

Persistono, secondo il Rapporto, gli effetti del Covid (il cosiddetto Long Covid): un maturando su due non raggiunge la sufficienza in italiano o in matematica.

Ad essere penalizzata è soprattutto la comprensione del testo letto o la capacità di condurre un ragionamento di tipo logico-matematico.

Inevitabilmente, i divari territoriali già visti all’interno delle scuole medie ed elementari, si acuiscono: al Nord il 62% degli studenti raggiunge la sufficienza in italiano e in matematica, con punte del 66% per la sola matematica nel Nord-Est.

Percentuali che calano bruscamente al Sud: tre alunni su cinque sono insufficienti in italiano, due su tre in matematica.

Rispetto agli alunni che si fermano al livello base nei licei classici, scientifici e linguistici si varia da uno 0,6% per la provincia autonoma di Trento e uno 0,7% per il Veneto a un 10,2% per la Puglia.

Il commento del Governo

“I divari a sfavore del Mezzogiorno si accentuano nella scuola secondaria- ha commentato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara -15% al termine del primo ciclo e 22-23% al termine delle superiori. Per la matematica arriviamo addirittura al 25-30%: un divario enorme. Le cause sono tante, la fragilità sociale dei territori innanzitutto”.

“È evidente che dobbiamo pensare ad un intervento mirato specificamente sul Mezzogiorno – continua il ministro – Serve una scuola aperta al territorio, manderemo più docenti in quelle scuole, 4-5 in media in più, con una formazione particolare e prevederemo più soldi per questi docenti nella loro attività extracurriculari, di supporto e accompagnamento alle scuole”.

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