di Emanuela Perrone
Il capoluogo ionico si ferma alla 61esima posizione della classifica nazionale con 308 imprese impegnate nei settori dello svago, pari a 5,96 ogni mille attività registrate
Se Savona si conferma capitale italiana dell’economia del tempo libero, con oltre 22 imprese del divertimento ogni mille registrate e un totale di 630 attività, Taranto si ferma alla 61esima posizione della classifica nazionale con 308 imprese impegnate nei settori dello svago, pari a 5,96 ogni mille attività registrate.
Il dato, diffuso dal Sole 24 Ore sulla base della mappatura Unioncamere-Infocamere aggiornata al 30 giugno 2025, mette in luce un ritardo strutturale della provincia jonica rispetto ad altri territori marittimi, dove turismo e intrattenimento rappresentano da tempo una leva fondamentale di sviluppo economico.
Le realtà censite spaziano dai centri fitness alle sale giochi, dalle discoteche agli stabilimenti balneari, passando per attività innovative come escape room, laser game e parchi tematici. Il divario è ancora più evidente se messo accanto a province storicamente vocate al turismo balneare: Rimini conta 804 imprese, Ravenna 640 e la stessa Savona 630.
Nella top ten delle province con più imprese del divertimento ogni mille registrate si incontrano anche Lucca, Ascoli Piceno, Teramo, Massa Carrara, Grosseto, Pescara e Cosenza. Per la maggior parte economie marittime, dove il relax e il turismo balneare giocano un ruolo fondamentale.
La posizione geografica e la presenza di un litorale esteso lascerebbero immaginare ben altri numeri per Taranto. Ma probabilmente la presenza dell’acciaieria come fulcro economico e sociale, ha frenato per decenni la crescita di un’economia parallela legata al relax, allo sport e al turismo.
Negli ultimi anni non sono mancati segnali di inversione di tendenza: l’avvio di iniziative culturali legate al patrimonio archeologico e marittimo, il rilancio del Castello Aragonese come polo attrattivo e le nuove strutture balneari nate lungo la litoranea. Tuttavia, la frammentazione dell’offerta e la mancanza di un vero sistema integrato limitano la capacità della provincia di competere con altre realtà costiere.
La sfida, per il futuro, è quella di risalire posizioni trasformando un potenziale inespresso in una vera economia del divertimento, capace di affiancare — e non più subire — il peso della grande industria.