L’Associazione Indotto AdI e General Industries, in attesa di ricevere la convocazione ufficiale al Mimit per il 24 gennaio, chiede risposte urgenti alla luce della grave situazione attuale
“In attesa di ricevere la convocazione ufficiale da parte del Ministero delle Imprese al previsto incontro di mercoledì prossimo 24 gennaio, Aigi conferma anche per domani il presidio dinanzi alle portinerie e la sospensione di beni e servizi già adottata sin da oggi fatta eccezione della manutenzione delle batterie al fine di garantire la pubblica incolumità”.
Questa la decisione comunicata da Aigi nel pomeriggio di oggi, motivata dalla “grave situazione che sta investendo, nuovamente, a distanza di quasi 9 anni, lo stabilimento ex Ilva e che sta portando al tracollo delle imprese già gravate dal primo “bidone” di 150 milioni di euro consequenziale all’amministrazione straordinaria del 2015. Nove anni durante i quali nulla è cambiato. Nessun passo concreto per l’avvio del processo di decarbonizzazione che possa risolvere definitivamente il dilemma lavoro-ambiente -salute”.
“Per mantenere in equilibrio economico-finanziario – spiega Aigi – lo stabilimento serve produrre 6/8 tonnellate di acciaio annue. Serve produrre acciaio ecosostenibile. Per rendere lo stabilimento produttivo in chiave green occorrono almeno dieci anni. Con la nuova amministrazione straordinaria si tornerebbe nuovamente ai nastri di partenza. Il rischio concreto, qualora dovesse concretizzarsi questa sciagurata ipotesi è che passino altri dieci anni senza interventi concreti tanto da cancellare l’indotto e con esso il tessuto industriale ionico generando l’assenza di acciaio italiano nel panorama europeo”.
“Il processo di decarbonizzazione è lungo e va programmato – si legge nel comunicato – Questo chiede l’indotto di Taranto. L’indotto di Aigi. Programmazione. Chiarezza. Trasparenza. Responsabilità.
Chiediamo chiarezza, non un’ altra amministrazione straordinaria che metterebbe in ginocchio un asset fondamentale del territorio che è rappresentato dall’indotto.
Se davvero non dovessero arrivare i 120 milioni di euro di crediti che vantiamo da Acciaierie d’Italia, sarà decretato il tracollo sociale di un territorio che perderebbe imprese e imprenditori. Persone che si sono indebitate per fare impresa.
Persone che si sono indebitate per pagare oneri fiscali allo stesso Governo che oggi pensa che l’unica soluzione per garantire la produttività dello stabilimento possa essere l’ amministrazione straordinaria.
Chiarezza e risposte concrete che ci aspettiamo in tempi brevi anche dal socio privato, ma lo Stato non può e non deve tirarsi indietro di fronte ad una imminente sciagura economica e sociale. E, lo ribadiamo, dichiarare che l’ amministrazione straordinaria sia l’unica strada percorribile è un errore. Che ha già messo in allerta tutto il sistema bancario che sorreggeva le nostre già deboli speranze”.Una decisione adottata stante
“Taranto rischia di diventare una città di cassintegrati. Una città desertificata – conclude l’Associazione Indotto AdI e General Industries – La città dove il connubio Industria- Marina Militare e territorio è indissolubile da lustri ed ha garantito economia e basi solide su cui fondare famiglie, imprese e certezze per il futuro. Certezze che si stanno sgretolando. Chiediamo risposte urgenti”.