Offerta da 1,1 miliardi sul tavolo e piano di investimenti da 4 miliardi in 5 anni. Il governo punta a chiudere entro giugno, ma restano nodi su ambiente e occupazione
Si delinea il futuro dell’ex Ilva con l’avvio delle trattative esclusive tra i commissari di Acciaierie d’Italia e Baku Steel Company. Il gruppo azero ha presentato l’offerta più convincente per rilevare il polo siderurgico italiano, mettendo sul piatto 1,1 miliardi di euro, di cui 500 milioni destinati all’acquisizione del magazzino.
Il piano industriale prevede investimenti per 4 miliardi di euro nell’arco di cinque anni, con una riconfigurazione produttiva che punta sulla transizione verde: accanto a un altoforno esistente verranno installati due forni elettrici, con la possibilità di aggiungerne un terzo in futuro. Per la fase di transizione, è previsto l’utilizzo di gas naturale attraverso una nave rigassificatrice nel porto di Taranto.
Sul fronte occupazionale, il progetto contempla il mantenimento di circa 7.800 posti di lavoro, con una garanzia biennale come richiesto dal bando. Il confronto con i sindacati sul piano industriale e gli organici partirà solo dopo la definizione degli accordi preliminari.
Lo Stato manterrà un ruolo di controllo attraverso il Golden Power e una partecipazione minoritaria tramite Invitalia. Gli azeri, già supportati dalla società di Stato dell’Azerbaigian per gli investimenti esteri, hanno richiesto incentivi pubblici per 5,5 miliardi, tra sostegni agli investimenti, costi energetici e garanzie Sace.
Resta da sciogliere il nodo dell’Autorizzazione integrata ambientale: l’Istituto superiore di sanità ha sollevato criticità sulla valutazione dell’impatto sanitario per una produzione di 6 milioni di tonnellate, mentre l’azienda sostiene di aver seguito le linee guida ministeriali del 2019.
Il ministro Urso punta a concludere l’operazione entro giugno, termine oltre il quale lo Stato dovrebbe intervenire finanziariamente per garantire la continuità produttiva. Non è escluso che, in una fase successiva, possano entrare nella compagine societaria altri partner industriali, tra cui Jindal o alcune delle aziende italiane interessate a singoli asset.