Uilm: “In assenza di certezza sulle retribuzioni la legge impone il rientro immediato di tutti i dipendenti, il Governo è chiamato a rispondere prima che esploda una bomba sociale”
La cassa integrazione destinata a 2.500 dipendenti dello stabilimento siderurgico dell’ex Ilva di Taranto fino a fine dicembre 2023 non è stata ancora autorizzata dal Ministero del Lavoro: a comunicarlo sono le rappresentanze sindacali dei metalmeccanici, che riferiscono di aver appreso la notizia, questa mattina, da Virginia Piccirilli, direttore delle Risorse umane di Acciaierie d’Italia, nell’ambito della riunione convocata alla task force Lavoro della Regione Puglia.
L’ammortizzatore sociale, che dovrebbe garantire continuità con la precedente cassa integrazione, è regolamentato dal recente decreto legge sulla Pubblica amministrazione che all’articolo 42, consente alle aziende ritenute strategiche e con più di mille addetti, di continuare a percepire gli ammortizzatori sociali sino a fine anno, se non sono riuscite a completare la ristrutturazione in corso.
“Il Ministero del Lavoro è in confusione – hanno commentato Guglielmo Gambardella, segretario nazionale Uilm, e Davide Sperti, segretario responsabile Uilm Taranto – in assenza di alcuna certezza sulle retribuzioni la normativa e le leggi impongono all’azienda il rientro immediato di tutti i dipendenti dell’ex Ilva. Il Governo faccia rispettare la legge o vorrà dire che in Italia la Costituzione non esiste più”.
Per i sindacalisti anche l’incontro odierno si è concluso con un nulla di fatto: “La bomba sociale derivante da questa situazione paradossale – hanno dichiarato – sta per esplodere ed il Governo è nuovamente chiamato a rispondere: bisogna ripristinare la legalità, la reazione dei lavoratori non si farà attendere”.