“Quello che sta accadendo alla Semat deve essere interpretato come un fallimento per tutti. E’ solo l’inizio di una lunga serie perché sono tante le aziende che non riuscendo ad andare avanti dopo anni di sopravvivenza saranno costrette a chiudere”
“Numerose sono le aziende dell’indotto che stanno lottando contro il tempo per cercare di scongiurare una prossima desertificazione industriale. Un rischio più che mai concreto in assenza di un piano che faccia davvero capire cosa si vuole fare dello stabilimento ex ILVA.” Lo afferma in una nota il presidente di Confapi Taranto, Fabio Greco.
“Ed in attesa che il Governo riesca a sbrogliare quella che è una vertenza estremamente complessa e di difficile soluzione, come dimostrano i massicci scioperi di questi giorni, – sottolinea – un’altra azienda del territorio è costretta a procedere al licenziamento collettivo dei suoi 220 dipendenti con conseguente cessazione dell’attività. Si tratta della Semat Sud srl, azienda tarantina operante negli appalti di manutenzione e risanamento all’interno del siderurgico.
Quello che sta accadendo alla Semat deve essere interpretato come un fallimento per tutti. – Ha dichiarato il presidente di CONFAPI Taranto – E’ solo l’inizio di una lunga serie perché sono tante le aziende che non riuscendo ad andare avanti dopo anni di sopravvivenza saranno costrette a chiudere. Purtroppo, ci stiamo avviando verso la “desertificazione della siderurgia metalmeccanica” nella provincia di Taranto.
Del resto, è questa l’ipotesi più probabile se non si definiranno i pagamenti per le attività correnti. – Prosegue la nota – Nel frattempo, sarebbe interessante capire se nella richiesta di risarcimento danni fatta dal Governo italiano all’azienda Arcelor Mittal per 5 miliardi di euro siano compresi anche i crediti di tutte le aziende che sono fallite mentre speravano che lo stabilimento ripartisse.
“Come Confapi continueremo a chiedere al Governo soluzioni strutturali e non solo ‘tampone’, come quella dell’ultimo Decreto che ha la stessa valenza della goccia che viene versata nell’oceano. Noi siamo e continueremo ad essere vicini a tutte le imprese, senza escludere l’adozione di misure clamorose. – Conclude Greco – E a tal proposito, segnalo che nell’ultimo nostro direttivo di presidenza è stata anche valutata l’ipotesi di procedere alla sospensione delle attività e all’attivazione di procedure di cassa integrazione e licenziamenti.”


