Sperti (Uilm): “Cassa in deroga senza accordo non può esserci”. Rizzo (Usb): “Situazione gravissima, si rischia crisi sociale”
Al termine dell’incontro tenutosi quest’oggi, tra Ministero del Lavoro, Acciaierie d’Italia e Organizzazioni Sindacali, sono marcate le distanze tra le parti sulla possibilità di ottenere un’intesa circa la nuova CIGS in deroga richiesta dall’azienda.
Secondo Valerio D’Alò – Segretario Nazionale Fim Cisl – “manca infatti una delle condizioni principali per poter sottoscrivere gli accordi: l’affidabilità della nostra controparte.
E’ impensabile che Acciaierie D’Italia dopo aver sottoscritto con noi l’accordo dello scorso marzo, abbia fatto di tutto per mettersi in contraddizione con se stessa mettendo in atto atteggiamenti che andavano esattamente all’opposto di ciò che era stato sottoscritto.
Per noi resta fondamentale aver garantito la tredicesima ai lavoratori in cassa, perchè le difficoltà di chi ha un salario ridotto le conosciamo bene, ma adesso sono le istituzioni che devono garantire ai lavoratori interlocutori credibili.”
“Se non giungeremo ad un’intesa – continua d’Alò – gli scenari sono due: il primo coinvolge la Regione Puglia che potrebbe utilizzare strumenti transitori per garantire il salario ai lavoratori e qualora ciò non fosse possibile; toccherà al Governo, come già successo in anni passati, decidere come intervenire per evitare una bomba sociale sulla ex Ilva.
“Se non ci sara’ la cassa integrazione in deroga entro il 19 giugno, Acciaierie d’Italia ha detto oggi che rimettera’ tutto alla valutazione dei soci perche’, a suo avviso, gli accordi del 2020 prevedevano la cig sino a tutto il 2025”. Lo dice ad AGI Davide Sperti, segretario Uilm, ad incontro finito. “I sindacati oggi hanno detto che non sono disponibili a firmare la cassa in deroga, anche le sigle che a marzo avevano firmato l’intesa sulla cassa straordinaria, ma non noi della Uilm – prosegue Sperti – e cassa in deroga senza accordo sindacale non puo’ essercene. C’e’ poi un altro ostacolo – rileva Sperti – la Regione Puglia non ha piu’ poteri sulla cassa in deroga, non ha le risorse per la copertura di altri ammortizzatori sociali, e ora si sta cercando di vedere tra ministero del Lavoro e Regione quali soluzioni sono eventualmente possibili”.
“Siamo alla vigilia della scadenza della cassa integrazione per 2.500 lavoratori del sito tarantino, prevista per il 18 giugno, e in buona sostanza non abbiamo tra le mani nulla di fatto. Quindi c’è il rischio attuale che, dalla prossima settimana questi lavoratori restino senza copertura dell’ammortizzatore sociale”. Commenta Francesco Rizzo dell’Esecutivo Confederale Usb.
“Situazione gravissima riconosciuta per una volta all’unanimità da parte delle organizzazioni sindacali, – precisa Rizzo – infatti anche chi ha firmato l’accordo sulla cassa integrazione a marzo scorso, oggi ne prende le distanze, adducendo la poca affidabilità da parte del management aziendale ed in particolare della Morselli. Oggi quindi tutti dicono ciò che l’Unione Sindacale di Base dice da tempi non sospetti, almeno da cinque anni. È una figura inadeguata per gli obiettivi che si è posta la fabbrica; la Morselli infatti cura esclusivamente quelli del suo datore di lavoro, cioè ArcelorMittal non certo il Governo. Oggi, oltre alla soluzione proposta della cassa integrazione in deroga al Ministero del Lavoro, strumenti alternativi non ce ne sono tranne alcune verifiche che dovrà fare lo stesso Ministero. – aggiunge – Al momento c’è di fatto un altissimo rischio che scoppi una bomba sociale legata alla mancanza di reddito per ben 2.500 unità lavorative sin dai prossimi giorni. Ragion per cui appare sempre più indispensabile che il Governo assuma il controllo della vertenza, acquisendo il 60% delle quote societarie. Questo è un passaggio che l’Usb considera da tempo obbligato, al fine di raggiungere un equilibrio nella gestione della spinosa questione”.


