di Erasmo Venosi
L’Italia ultima, tra i Paesi del G7, per spesa pro capite in materia sanitaria. Preoccupa il dato delle Regioni meridionali. Il sovranismo della destra non si percepisce nella cura del malato
I finanziamenti della sanità pubblica rappresentano un reale problema, in rapporto ad altri Paesi dell’Europa e dell’OCSE. Prendendo come fonte di informazione il Rapporto Gimbe sul Servizio Sanitario Nazionale presentato in Parlamento. La legge di bilancio per il 2026, destina altri 2,4 miliardi di euro al finanziamento del Servizio sanitario nazionale (Ssn).Risorse che si sommano ai 4,2 miliardi già previsti nella manovra precedente e portano il Fabbisogno sanitario nazionale standard, a 143,1 miliardi di euro nel 2026.
La legge prevede ulteriori incrementi tali che il fabbisogno è pari, a 144,1 miliardi nel 2027 e 145 miliardi nel 2028. Il valore medio pro capite cresce da circa 1.900 euro per abitante nel 2019 a 2.430 euro nel 2026. Risorse prevalentemente destinate ad aumenti salariali del personale sanitario e ad assunzioni. Legge che autorizza l’assunzione di mille medici e oltre seimila infermieri. Una inezia se considerati rispetto al numero dei medici in servizio, lo 0,9% e il 2,2% degli infermieri. Sembrano tanti soldi, ma non recuperano i tagli alla sanità attuati tra il 2010 e il 2019
Nel 2024 l’Italia per spesa sanitaria pubblica pro-capite si colloca 14° posto tra i 27 Paesi europei dell’area OCSE e, in ultima posizione tra quelli del G7. La spesa sanitaria pubblica si attesta al 6,3% del PIL, percentuale inferiore sia alla media OCSE (7,1%), sia a quella europea (6,9%). E per la spesa pro capite il gap con i Paesi europei è di € 43 miliardi. Scrive l’Osservatorio dei conti pubblici della Università Cattolica di Milano. Dal 2008 al 2019, il finanziamento in termini reali si è ridotto di quasi l’1 per cento l’anno. Con l’emergenza pandemica gli stanziamenti sono cresciuti del 5,6 per cento in termini reali ma limitatamente al 2020, tornando poi a decrescere negli anni successivi, anche per la necessità di ridurre l’indebitamento netto esploso negli anni della pandemia. Per il 2024, le stime sembrano suggerire un rimbalzo del finanziamento in termini reali, comunque non sufficiente a compensare l’erosione causata dell’inflazione degli ultimi anni.”
Si sorvola irresponsabilmente sulla vigenza del piano strutturale di bilancio di medio termine (2025/2029) che peggiora il profilo tendenziale, infatti in rapporto al PIL l’incidenza della spesa sanitaria è pari al 6,2% nel biennio 2024/2025 e 6,2% nel biennio successivo. La media della spesa sanitaria pubblica nella Unione Europea è del 6,8% PIL e rispetto all’OCSE del 6,9% PIL. Altro dato da osservare è la sperequazione nella ripartizione del Fondo Sanitario tra le regioni.
Tre i parametri aspettativa di vita, deprivazione sociale ed età anagrafica, ma solo uno prevale: l’età anagrafica. La regione più giovane la Campania (23esimo posto età madia 43,6 anni. Puglia, Calabria, Sicilia sono agli ultimi posti per età media). L’aspettativa di vita a livello nazionale è di 83,1 anni (2023) in Campania è 81,4 anni quindi con un divario di 3,2 anni. L’assegnazione delle risorse per la sanità sconta una discriminazione inaccettabile : Piemonte 2083 euro pro capite , Lombardia 2046, Veneto 2052, Liguria 2192, Emilia Romagna 2059 , Puglia 2051, Sicilia 2032, Campania 2024. La Puglia ha come differenza pro capite rispetto alla media nazionale 5,22 euro , la Sicilia 24 euro e la Campania 32,5 euro. Oggi è scoppiata la bomba della sentenza Tar sul piano di rientro sulla sanità. La regione Campania ha presentato assolvendo , a un obbligo di legge il “ Piano di rientro” dopo la fine del commissariamento. Vigendo il piano di rientro la regione non può usare i fondi del bilancio ordinario, per migliorare l’offerta di servizi sociosanitari al di fuori delle risorse del Fondo sanitario nazionale. La regione Campania è uscita dal commissariamento a fine 2019.Lo scorso anno tutto il confronto con il ministero della salute e dopo l’Accordo con ministero Salute , di quello dell’Economia per l’approvazione del piano di rientro e gli interventi da attuare per realizzare l’equilibrio economico finanziario. Regione che con una delibera di marzo di quest’anno ha certificato il raggiungimento dell’equilibrio economico finanziario. Al silenzio del ministero la regione ha risposto con il ricorso al TAR regionale che oggi si è pronunciato. Il TAR riconosce che la Campania ha raggiunto e mantenuto l’equilibrio di bilancio, requisito fondamentale per l’uscita dal piano di rientro. La sentenza ha sottolineato il conseguimento di alcuni obiettivi, come quelli relativi alle reti di cure palliative e ai punti nascita. II TAR ha evidenziato che ci sono aree in cui non sono stati raggiunti standard minimi. Area screening per il cancro al seno e al colon-retto, oltre a un ritardo nella creazione di una rete residenziale per anziani, che posiziona la Campania all’ultimo posto in Italia per questo indicatore. Il ministero della salute evidenzia che ci sono importanti aspetti che non trovano adempimento come l’assistenza , a anziani e fragili e criticità nei programmi di screening oncologici. Queste carenze, impediscono la certificazione dell’uscita dal piano di rientro. Il ministero della salute impugnerà la decisione del TAR davanti al Consiglio di Stato.
Resta drammatica la situazione di circa 124 mila impegnati nelle strutture sanitarie di cui circa 102 mila come dipendente del SSN e 22 mila delle strutture equiparate, con una media nazionale di 2,11 medici ogni 1000 abitanti e la Campania ultima in Italia 1,80 medici ogni mille abitanti e 3,83 infermieri rispetto , a una media nazionale di 5,13 ogni 1000 abitanti. Puglia 2,11 medici ma mancano negli ospedali almeno 2500 medici. Infermieri in Puglia 3,96 ogni mille abitanti!! Ultimo dato preoccupante tra lo scorso anno e il 2030 dei 40 mila medici di famiglia , in servizio ne andranno in pensione 12.600 e si stima che nello stesso periodo solo 10.714 entreranno nel mondo del lavoro. Era un modello per il mondo intero. Lo hanno sgretolato. Un sistema dove se non hai i soldi non ti curi. Situazione drammatica: non improbabile che se vai in ospedale a visitarti è un medico gettonista assunto da qualche cooperativa. Tutta questa distruzione funzionale alla sanità a pagamento.


