martedì 22 Ottobre 24

Sentenza ex Ilva, Taranto è una “zona di sacrificio”

“Ignorata la necessità di applicare principio di precauzione nonostante l’aumento della mortalità per le emissioni di sostanze nocive”

La recente sentenza della Grande Sezione della Corte di Giustizia Europea sulla situazione dell’ex Ilva di Taranto ha portato alla luce gravi violazioni nella gestione delle autorizzazioni ambientali. Nonostante le valutazioni del 2021 che indicavano un rischio cancerogeno elevato dovuto alle emissioni dello stabilimento, la produzione è continuata senza adeguata considerazione dell’impatto sulla salute pubblica.

“Tale prosecuzione dell’inquinamento in spregio delle valutazioni epidemiologiche ha trasformato Taranto in una zona di sacrificio”. Lo dichiarano il presidente associazione Genitori tarantini Cinzia Zaninelli, il presidente associazione PeaceLink Alessandro Marescotti, e l’europarlamentare Rosa D’Amato.

Durante anni di gestione, a Taranto è stata ignorata la necessità di applicare il principio di precauzione, nonostante le chiare evidenze scientifiche di un aumento della mortalità correlata alle emissioni di sostanze nocive. Scelte che hanno trasformato la città in una zona di sacrificio ambientale e sanitario.

Nonostante ciò, i precedenti governi italiani hanno mantenuto accordi con l’industria, consentendo il rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) senza un’effettiva valutazione dei rischi per la salute umana. Tuttavia, la Corte di Giustizia Europea ha recentemente ribadito che tali valutazioni preventive sono essenziali per il rilascio dell’AIA.

È stata quindi notificata una diffida per richiedere il ripristino della legalità e la tutela della salute pubblica, gravemente trascurate in questi anni. Se le autorità non prenderanno provvedimenti, “daremo corso agli ulteriori atti che saranno rivolti ad affermare la loro responsabilità civile, amministrativa e, se del caso, anche penale”.

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