giovedì 1 Maggio 25

Il ministero della fede

Mai tanti ministri, tutti in una volta poi, visti a Taranto. Giungono nella città pugliese, ormai, come si giunge alla Mecca. Potere delle prossime elezioni Amministrative. Peccato che, oltre le passerelle, al di là dei selfie, resti ben poco. La Città del Rito riscopre anche il Mito

Ci volevano le consultazioni amministrative di maggio prossimo perché Taranto divenisse città dei ministri. Città governativa. Città europea. Città mediterranea. Persino città italiana. E chi più ne ha, più ne metta. Mai così tanti melonini (nel senso di esponenti del Governo Meloni), visti tutti assieme tra l’altro, a fare la spola sul canale navigabile. Roba da fare impallidire, e buttare a mare, l’Amerigo Vespucci: la più ammirata d’Italia (assieme alla Costituzione repubblicana). Per un pugno di dollari, pardon di voti, la politica sfida l’impossibile. Si convince finanche di raggiungere una città irraggiungibile. Nel senso che arrivare a Taranto, e potervi ripartire, è un po’ come credere al terzo segreto di Fatima per chi si professi ateo: un esercizio inutile.

Il Porto aspetta le opere di dragaggio da almeno trent’anni; e celebra messa con un Prete senza, ormai, più certa chiesa. L’autostrada termina a Massafra; l’aeroporto di Grottaglie non ha mai “volato”: violato, quello sì, continuamente, coerentemente, la sua funzione d’infrastruttura dedita allo sviluppo di un precipuo territorio. Quanto a Trenitalia, poi, ribattezzata da questo giornale Frenitalia, l’azienda pubblica partecipata al 100% dallo Stato, cioè da quegli stessi ministri che in questi giorni sopraggiungono a Taranto come si giunge alla Mecca, la decisione di non portare l’alta velocità in questo lembo di Puglia è stata già presa da tempo.

Gli onorevoli ministri, l’onorevole intelligenza artificiale al quadrato, padrone di casa di un impeccabile servizio di selfie (inespressivi) offerto – per l’occasione – ai prestigiosi ospiti, tacciono. Non toccano i temi, non affrontano i problemi, non prospettano soluzioni, perché tolta alla politica la passerella, questa politica, si scopre nuda. Impotente. Ci volevano le votazioni perché Taranto città che, in una sola circostanza della sua storia ha espresso un ministro della Repubblica, potesse riscoprirsi città dei ministri (della Repubblica). La Città del Rito che contempla anche il Mito. Se non fossero di destra, grideremmo alla calata di ministri sinistri. I Prescelti Pasquale.

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