venerdì 25 Aprile 25

Il Movimento Cinque Stellato

Fenomenologia di un movimento che doveva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno e, invece, si è trasformato nella salsa al tonno della democrazia italiana. Mancava soltanto che Conte e Renzi si mettessero assieme. Taranto, ancora una volta, antesignana delle inconcludenze del Paese

Avrebbero dovuto aprire il Parlamento come si usa fare con le scatolette di tonno. Sono diventati, invece, la salsa al tonno della democrazia italiana. Buona per tutti i palati, ottima per tutte le stagioni. Alleati prima di Salvini, poi di Letta, coltivano un’idea fluida della politica. Destra. Sinistra. Giallo-verde, giallo-rosso: ai grillini l’arcobaleno fa un baffo, compare nel loro cielo stellato pur in assenza di pioggia. Sono daltonici al contrario, confondono i colori quando sono gli altri a scrutarli. Mancava solo Renzi perché il (loro) giro delle sette chiese potesse dirsi completato. L’ultimo passo di valzer di ballando con le (Cinque) Stelle è puntualmente sopraggiunto, senza lasciarsi attendere oltremodo. Con il Comune di Taranto, con la giunta Melucci. L’alleanza di governo passata, in soli 12 mesi, dai Cinque Stelle ai Cinque Stellato. Il campo largo che si dischiude in un grande-piccolo centro. La crisalide che non diventerà mai una farfalla. La coerenza, questa splendida sconosciuta, che confligge con le poltrone. Il progetto che stride con il potere: quello da esercitare, quello da esibire.

Città singolare, Taranto. Sopra – e sotto – le righe sempre. Gli eletti e i rappresentanti istituzionali, il consigliere Odone e l’assessore Luppino, sono con Melucci. Firmano documenti che certificano il matrimonio dell’anno con Italia Viva. Il partito invece, pardon il Movimento, quando non tace affida alla stampa comunicati di lotta e di governo. Di zuppa che sa, in egual misura, di pan bagnato. Troppo, o troppo poco, per un partito che alle scorse elezioni amministrative ha conseguito il 3% del consenso cittadino. Che nella passata legislatura ha espresso un sottosegretario alla presidenza del Consiglio: il senatore Mario Turco. Un ruolo che vale due ministeri di primaria importanza mesi assieme.  Ma che, con tutta evidenza, non ha sortito i risultati che sarebbe stato logico attendersi. A cominciare dal Cis, il Contratto istituzionale di sviluppo persosi per strada e nelle centinaia di riunioni dove si parlava molto e si quagliava poco.

Peronismo in salsa italiana. I Cinque Stelle sono l’emblema della postdemocarzia raccontataci da Colin Crouch. Fanno a meno dei valori perché sono animati dai voleri. Potevano essere la soluzioni, si sono rivelati essere il problema. Conte e Renzi sottobraccio? E’ come vedere Tina Pica partecipare ad una trasmissione della “Ruota della fortuna”.  

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