martedì 18 Febbraio 25

IN GINOCCHIO DA TE

Melucci che va ad incontrare a casa Emiliano, per la fine dell’anno, ricorda una vecchia canzone di Gianni Morandi. Chi ama bagnare nello Stige, il fiume dell’odio, i propri comportamenti altalenanti rischia di confondere gli innamoramenti tardivi con i tradimenti coevi. Peggio di un certo dilettantismo c’è solo l’incoerenza

Melucci che va a trovare a casa Emiliano ricorda una vecchia canzone di Morandi che tanto piaceva a mia nonna. Ritornerò in ginocchio da te/ l’altra non è, non è niente per me/. Ora lo so/ ho sbagliato con te (…).  Il sindaco che bussa alla porta del Presidente, per l’ultimo dell’anno, è la toppa che allarga lo strappo invece che ricucirlo. La dichiarazione tardiva di un amore senza tempo, a digiuno di senno, dopo ripetuti – e spensierati – tradimenti. Il gesto estremo di un uomo debole nella sua superbia. Melucci, lo si è capito, non è una cima in politica; i suoi sherpa a Palazzo di Città, i Michele Pelillo e i Costanzo Carrieri che lo consigliano, l’immancabile Taranto Se-Greta, tentano di rimettere sui giusti binari un treno deragliato da tempo. Di raddrizzare l’albero storto della Storia, per dirla con le parole del più significativo filosofo dell’illuminismo tedesco: Immanuel Kant. Di spremere il possibile dall’impossibile.

Non ci riusciranno, l’uomo è umorale. Sfascia, non costruisce, i gruppi. Ama bagnare nello Stige, il fiume dell’odio, i propri comportamenti altalenanti. Va riconosciuto, comunque, un merito all’Amerigo Melucci. Andare ad incontrare Emiliano, dopo mesi passati ad incontrare Renzi e Fitto, non è da tutti. Chiedere aiuto a chi ha contribuito ad estromettere dall’organizzazione dei Giochi del Mediterraneo, è luciferina resistenza al senso logico. Cercare i numeri, sempre più esegui in Consiglio comunale, a colui che non ha ascoltato abbandonando il Pd dalla sera alla mattina equivale ad una pochade: una commedia brillante, a metà tra farsesco e il licenzioso. Per il sindaco di Taranto i rapporti umani somigliano all’arabesco, la linea più breve tra due punti a voler dar retta a Flaiano.

Non si dovrebbe mai abusare dei propri ruoli istituzionale nel chiedere ospitalità in casa altrui. Specie a fine anno poi. Rischi di terminare peggio una cosa iniziata male. Non credo nell’ingerenza barese sulle cose tarantine. Le proprie incapacità non risiedono nelle supposte capacità altrui. Credo invece nell’incoerenza di chi, dopo aver rotto il giocattolo, dilapidato un patrimonio politico, offeso rapporti di lunga data, pensa di cavarsela venendo a suonare dietro alla tua porta il 31 di dicembre. Ritornerò in ginocchio da te. L’altra non è, non è niente per me…

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