sabato 19 Aprile 25

P(I)AZZA IDEA

Meglio la “Pazza idea” cantataci da Patty Pravo che Piazza del Popolo a Roma. Pardon: piazza degli equivoci, piazza dei narcisisti, piazza dal pensiero debole. Questa sinistra merita di sedere all’opposizione

Una grande fiera della vanità. L’arcipelago delle differenze e delle ipocrisie impossibilitate a produrre sintesi. Siamo all’effetto serra dei concetti surriscaldati, del narcisismo con il pullover, del cazzeggio domenicale che restituisce notorietà quando, un certo protagonismo, comincia ad eclissarsi. Complice l’età, responsabile la naftalina applicata alle idee non irreggimentate. La sinistra ci ricasca: riempie Piazza del Popolo, pur non avendo alcun rapporto definito con il popolo. Da anni, ormai, giratosi dall’altra parte. Il popolo, of course. Chiacchiera, occupa i giornali, monta le tende in televisione, siede nelle organizzazioni sindacali, prolifera con le baronie universitarie in luogo di soluzioni che provino a governare la complessità del momento. Chiede più Europa senza un’indicazione precisa sul Continente che si vorrebbe federazione (e non semplice confederazione) di soggettività sovrane. Gli Stati Uniti d’Europa dell’inflazionato – e disatteso – Manifesto di Ventotene.

La sua Piazza idea è la versione edulcorata, mielosa della Pazza idea cantataci da Patty Pravo. Capita, è sempre capitato, nella storia incestuosa tra politica e artigiani malfermi del pensiero. Tra la politica politicante e gli intellettuali del piffero. Con i primi a farsi dettare la linea dai secondi, in un gioco a somma zero tra opposti interessi convergenti. Sul tema si era esercitato a lungo Norberto Bobbio, con il suo saggio a metà degli anni ’50 del secolo scorso: “Politica e Cultura”. Prima di lui, pagine delicatissime – e intense – aveva vergato Albert Camus contro quel campione del fanatismo ideologico che risponde al nome di Jean-Paul Sartre. Per aver denunciato la ruffianeria, una sorta di coito interrotto nell’amoreggiare senza grazia tra politica e affittuari del pensiero organico, fecero portare per tutta la vita lo stigma dell’eresia ad un intellettuale raffinato come Nicola Chiaromonte.

Giganti rispetto ai lillipuziani che si vedono in giro oggigiorno. Coraggiosi capitani della libertà, quella vera, quella che può costarti la vita, che ti relega nel cono d’ombra di una verità nemica giurata delle ipocrisie in servizio permanente effettivo. Questa sinistra, questo progressismo gravido di fraintendimenti, autoreferenziale, falso e cortese, non a caso siede all’opposizione. Sotto il vestito del quarto d’ora di notorietà, quello andato in scena ieri a Roma in Piazza del Popolo, non c’è niente. Trovi il nulla. Anche a voler credere il contrario.  

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