Non è levantina, non è salentina. La città dei due mari dovrebbe replicare l’esempio di Genova se volesse, realmente, rinverdire la propria identità in chiave euro-mediterranea. Vanno cercate nel suo Golfo le chiavi per aprire le possibili porte di un successo duraturo
Taranto non è molto meno grande di Bari (ha una superficie per chilometro quadrato, pensate un pò, due volte più consistente del capoluogo di Regione), ma è considerevolmente più grande di Lecce. In questo interstizio semantico oltre che geografico, si stagliano le sue opportunità negate e le sue debolezze conclamate. Lo iato tra successo e sconfitta è tutto qui. In come leggi la realtà, nella proiezione plastica che conferisci alla storia. Corre veloce nel tempo la (presunta) debolezza spaziale – e concettuale – della città scelta come emblema del nuovo mondo dagli antichi greci. Taranto non è levantina così come non è salentina. A confermarcelo è anche la rima baciata di questa asserzione. Taranto non è in Puglia, come mi disse una volta Cosimo Argentina. Taranto è semplicemente a Taranto. Non per scelta autarchica, solipsismo della parola, diversità dialettale, ma per una mera declinazione del destino. Per la forma bizzarra che può reclamare una certa esistenza.
La città dei due mari dovrebbe cercare nel suo golfo, il più grande d’Italia, una vasta porzione di mare che si estende tra Punta Meliso (Santa Maria di Leuca) e Punta Alice (Cirò Marina), le coordinate strategiche di un’identità da rinverdire. Smarrita nel frullatore del pensiero omologante. Vituperata dalla pochezza progettuale delle sue classi dirigenti: di ieri e di oggi in egual misura. Replicare, insomma, l’esempio vincente che Genova seppe edificare agli inizi degli anni ’80 del secolo scorso. Taranto accarezza con postura mediterranea il proprio fato. Attraversa distratta il destino capitatole a sorte. Esercita un’influenza geo-culturale, senza averne alcuna consapevolezza, su tre Regioni (Puglia, Basilicata e Calabria) e quattro capoluoghi di provincia (Lecce, Matera, Cosenza E Crotone). E’ ricca ma ama restituirsi agli occhi degli altri – e di se stessa – povera. Di contenuti e prese di posizione. Di un coraggio che non si disperda nella scienza della comunicazione.
Taranto dovrebbe essere città metropolitana al pari di Bari; e polo aggregante di un Grande Salento che, di grande, ha solo una diversità che stride con la sintesi. Non lo capisce, facendo il gioco di quanti si fingono preoccupati del suo essere (eterna) crisalide che mai potrà assurgere a farfalla. Non se ne capacità. Non si può essere incinta a metà, nonostante in molti lo credano possibile. Neanche in quei luoghi che prediligono gli equivoci alla verità. Neanche a Taranto che non è in Puglia, ma a Taranto.
credit photo, Luca Tocci