mercoledì 4 Dicembre 24

TUTTO E’ COMPIUTO

Con l’elezione di Abbate a nuovo presidente del Consiglio comunale è, di fatto, iniziata la fine di questa stagione politica. Il suo definitivo eclissarsi. Mai si era caduti cosi in basso nel rapporto tra eletti ed elettori. Durassero finanche l’intera legislatura, i titoli di coda continuerebbero comunque a scorrere su Melucci&company

Adesso che anche l’ultimo alibi è caduto, il Consiglio comunale di Taranto è nudo. Inerme dinanzi alla propria mutazione genetica. Solo al cospetto delle sue stesse contraddizioni. Come certi specchi rotti, riflette immagini imprecise. Messe in fila con fare confuso. Senza criterio, prive d’identità certa. Tutto può dirsi compiuto con l’elezione di Abbate sullo scranno più alto dell’Assemblea cittadina. Il limite invalicabile è stato oltrepassato con religiosa laicità. Il punto di non ritorno divelto grazie ad une lettura formale della democrazia. Volato via il decoro istituzionale, mercificata la coerenza politica, calpestata la dialettica tra opposti, resiste ormai solo la cabala. Il numero diciassette da estrarre sulla ruota della (s)fortuna di Taranto. Tanto che si tratti di raccogliere le firme dinanzi ad un notaio per sfiduciare il sindaco, quanto che si debba procedere con l’elezione-premiazione del nuovo presidente del Consiglio comunale. Estrai il numero in questione, sempre lo stesso, e molto ti verrà rivelato circa il futuro da traguardare.

Melucci, che celebra foneticamente Abbate giurandogli amore politico per tutta la vita, ci ha ricordato per un attimo i cartonati con i quali il “serafico” Luigi lo scherniva nel corso della passata campagna elettorale. Non sembrava lui, eppure replicava proprio lui. Non poteva essere lui, ma in effetti era lui a parlare. La realtà che supera la fantasia, insomma, nella sua dimensione grottesca. Difficile immaginare una caduta più repentina – e senza appelli ulteriori – nel rapporto tra eletti ed elettori, dopo quanto visto quest’oggi nell’Aula consiliare. Padri e madri di famiglia esasperati, ai quali si prospettava un futuro condizionandolo all’elezione del nuovo presidente dell’Assemblea. Assurdo. Mai equilibrare la disperazione altrui, quella vera, esistenziale, con l’arrivismo dei piccoli (e grandi) errori che la Storia può destinarci a sorte. Durassero finanche l’intera legislatura, i titoli di coda continuerebbero comunque a scorrere. Per Melucci. Per Abbate. Per una squadra di governo senza quadra. La fine comincia, si approssima, proprio quando pensi di aver dato avvio ad una nuova era.

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