venerdì 28 Marzo 25

Asili nido comunali: quando la continuità educativa è a rischio

Tra rette in aumento e continuità educativa in forse, per molte famiglie di Taranto, iscrivere i propri figli all’asilo nido potrebbe non essere più una soluzione ma un problema da risolvere


Denatalità e disoccupazione femminile: due criticità che caratterizzano la nostra città in maniera netta e sulle quali è necessario intervenire nell’immediato e concretamente.
Abbiamo già parlato della correlazione tra occupazione femminile, indice di fecondità di una città e servizi offerti alle famiglie.

La Puglia, come emerso nei giorni scorsi dall’Istat, è una regione “poco amica” delle mamme, che necessita di un cambio di rotta marcato, nella direzione di un’offerta di servizi alle famiglie ben strutturata.

Assolutamente impensabile, pertanto, in una città gravata da disoccupazione e crisi come la nostra, far lievitare le rette degli asili nido e pensare di risolvere il tutto con il bonus INPS, che permette di restituire (non anticipare) le somme già versate, spesso solo in parte.

Ma l’aumento delle rette non è la sola novità che potrebbe caratterizzare il nuovo anno 2023/2024 per gli asili nido comunali di Taranto.

In alcune strutture, infatti, il team di educatrici che ha lavorato finora, potrebbe essere soppiantato dal personale presente nelle graduatorie del Comune; con buona pace della continuità educativa e della serenità ai genitori, molti dei quali sono, infatti, già pronti a protestare.

Gli asili nido comunali di Taranto sono attualmente 9 e risalgono per la maggior parte agli anni ’80. Nel tempo, le educatrici assunte in quegli anni sono andate in pensione o hanno chiesto trasferimento, senza che avvenisse un contestuale rimpiazzo.
Pertanto, negli anni passati alcune strutture si sono svuotate del personale e, conseguentemente, dell’utenza, nonostante l’alta richiesta da parte delle famiglie.
Il rapporto tra personale educativo e bambini stabilito dalla Regione Puglia per gli asili nido comunali è di 1 a 5 per i lattanti, 1 a 8 per i semidivezzi e 1 a 10 divezzi; tuttavia, il Comune di Taranto, a seguito di lunghe trattative con i sindacati, ha deciso di rispettare il rapporto di 1 a 6 indipendentemente dall’età, mettendo così a disposizione più educatrici.
Il mancato avvicendamento delle educatrici ha fatto sì che strutture progettate per garantire posto a 50 bambini, lavorassero con 20-25 bambini; questo portò, ad esempio, alla chiusura dell’asilo nido comunale Baby Club, qualche anno fa.

Proprio questa struttura, nel 2015, fu risistemata grazie a fondi ministeriali.

Per gestirla, però, non furono indetti concorsi pubblici per assumere personale, bensì un bando, vinto dall’ATI (Associazione Temporanea d’Imprese, ndr) composta dall’associazione educativa Arciragazzi e dalla cooperativa Melanie Klein, che con grande professionalità rimettono in piedi la struttura, garantendo 47 iscritti per l’anno 2016/2017 e oltre 50 per il 2017/2018.

Nel 2019 viene indetta una nuova gara, vinta questa volta dalla cooperativa Melanie Klein, che assorbe il personale di Arciragazzi, in modo da garantire continuità educativa alla squadra di figure professionali già rodata e collaudata con successo negli anni precedenti, come espressamente richiesto dallo stesso Comune all’interno del bando attraverso una clausola sociale.

Sempre per carenza di educatrici comunali, nel 2019 il Comune chiude anche Le Mimose e l’Arcobaleno, il cui personale residuo fu trasferito negli altri asili comunali. Anche stavolta, i due asili vengono riaperti poco dopo con la gestione “privatizzata”. Poi l’interruzione del Covid.

A maggio 2020 il Comune indice il concorso per assumere 5 figure professionali di educatori di asilo nido, che vengono successivamente assunte a novembre 2021 e vanno ad integrare il personale degli asili nido insieme ad altre tre figure, assunte in precedenza.

L’allora assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Taranto, Deborah Cinquepalmi, dichiarò in questa occasione: “Senza questo provvedimento ponte non sarebbe stato possibile garantire la sopravvivenza di due asili e, di conseguenza, le iscrizioni da parte dei cittadini. Continueremo perciò a investire convintamente sulla nostra rete di asili pubblici, anche quando temporaneamente dovremo fare ricorso a un modello di gestione misto, che peraltro ha abbondantemente concorso a raggiungere i riconosciuti livelli di eccellenza. L’innovazione amministrativa non deve spaventare, è tesa ad assicurare i migliori standard ai cittadini, che spesso sono i primi a indicarci la via anche nel caso degli asili comunali”.

Ed infatti, secondo quanto ci è stato riportato da alcune fonti, alle cooperative si è fatto ricorso anche per le supplenze: quando un’educatrice si assentava, in passato, spesso i genitori erano allertati tramite messaggio e “implicitamente invitati” a non mandare i bimbi all’asilo nido. Una situazione che creava certamente ulteriore disagio alle famiglie e che, all’interno degli asili nido comunali a gestione privatizzata non si è mai verificata.

Anche per l’assistenza a bambini con fragilità e per il prolungamento dell’orario dell’asilo nido si fa ricorso alla gestione privatizzata, nonostante la graduatoria pubblicata a novembre 2021 contasse altre 49 persone in attesa di prendere posto.

E, in base alle informazioni in nostro possesso, proprio coloro che non sono rientrati nei primi 5 posti della graduatoria cominciano a premere per l’assunzione con l’amministrazione comunale, chiedendo di prendere il posto degli educatori privati a scadenza del contratto, previsto a fine luglio 2023.

Ma cosa ne sarà di questo personale, altamente qualificato è già rodato per gestire la struttura, i bambini e le famiglie?

Probabilmente, sulla base di alcune voci provenienti direttamente dall’amministrazione, potrebbe essere impiegato per supplenze, sostegno ai bambini con fragilità ed eventuale prolungamento dell’orario. Nel frattempo, però, in un clima di assoluta incertezza, abbiamo constato che lo stesso personale che sta continuando a gestire le preiscrizioni per l’anno 2023/2024, avendo cura di comunicare ai genitori che il personale che accoglierà i loro bimbi a settembre potrebbe, però, cambiare.

In questa prospettiva, però non si tiene conto di un aspetto fondamentale: a parità di competenza e professionalità tra personale “privato” e “pubblico”, quella che viene maggiormente penalizzata è proprio la continuità educativa, essenziale a tutte le età ma in particolar modo in una fascia delicata come quella che comprende i bambini da 0 a 3 anni.

Perché allora, piuttosto che smistare il personale già operante da anni in altre fasce precarie e ricostruire tutto da capo, non impiegare il personale in graduatoria, non risultato vincitore del regolare concorso, per i servizi aggiuntivi e le supplenze? O utilizzarlo per integrare quello delle strutture già esistenti?

In questa “guerra tra poveri”, in cui ciascuno ha diritto a lavorare e a conservare la propria occupazione o ad uscire dal precariato, la soluzione ideale sarebbe certamente quella di cercare di ampliare il numero delle strutture presenti, magari attraverso gli appositi fondi del PNRR, precedentemente usati per ristrutturare due plessi a Talsano e Paolo VI ed ampliare il numero di posti a disposizione delle famiglie.

Un altro aspetto su cui intervenire è quello dell’orario, che va non solo ampliato alla fascia pomeridiana, ma quantomeno rispettato entro gli attuali limiti, che vanno dalle 8-8:30 alle 14:30.

Diversi genitori ci hanno, infatti, segnalato che in alcuni asili nido comunali vengono contattati già intorno alle 13 per riprendersi i propri figli perchè sono rimasti da soli. Con alcune eccezioni, come il Baby Club che rispetta l’orario di uscita delle 14:30 e, su richiesta, apre già alle 07:30, per garantire maggior flessibilità alle mamme lavoratrici.
E proprio i genitori di questo asilo, del quale potrebbe a breve cambiare la gestione, ci hanno comunicato di aver scritto una lettera, indirizzata all’Amministrazione comunale, all’interno della quale fanno riferimento all’importanza di tutelare i diritti del bambino, continuità educativa inclusa.

Alcune famiglie, inoltre, ci hanno riferito di aver deciso di non confermare l’iscrizione del proprio figlio per l’anno 2023/2024, a causa delle rette troppo alte: la difficoltà è proprio quella di anticipare una somma diventata considerevole, dal momento che diverse mamme ci dicono di non aver ancora ricevuto il rimborso delle rette pagate da gennaio da parte dell’INPS.
Per questo alcuni bambini saranno iscritti direttamente alla scuola dell’infanzia, a 2 anni e mezzo, con le difficoltà educative che questo comporta.

Insomma, tra rette in aumento e continuità educativa a rischio, per molte famiglie di Taranto, iscrivere i propri figli all’asilo nido potrebbe non essere più una soluzione ma un problema da risolvere.

Auspichiamo che l’Amministrazione comunale sappia ascoltare la voce delle educatrici, che da anni hanno ripristinato un servizio di qualità all’interno delle strutture comunali, quali il Baby Club, ma anche quella dei genitori e possano trovare soluzioni alternative, quali implementare il numero delle strutture, anche grazie ai fondi appositi del PNNR, in modo da aumentare l’offerta e garantire lavoro stabile a più figure professionali.

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