di MARIALAURA PALETTA
Lievitano le rette mensili dei nidi comunali a Taranto, per un servizio che garantisce solo mezza giornata e a fronte di un contributo INPS che, in diversi casi, non copre l’intera cifra
Solo qualche giorno fa ribadivamo l’importanza di implementare i servizi alle famiglie in una città, come quella di Taranto, in cui il calo demografico si accompagna alla disoccupazione femminile: il capoluogo jonico, infatti, ha un tasso di natalità più basso della media italiana e pugliese (6,3 nuovi nati per mille abitanti) e uno dei tassi di disoccupazione femminile maggiori d’Italia (solo il 31,4% delle tarantine di età compresa tra 20 e 64 anni lavora, su una media nazionale del 53%).
Avevamo anche osservato come i due fenomeni siano collegati, dal momento che le città italiane con più nati sono anche quelle in cui le donne sono messe nelle condizioni migliori per lavorare, attraverso un’offerta di servizi (tra i quali sicuramente spiccano gli asili nido) in grado di rispondere alle esigenze di una famiglia in cui lavorano sia mamma che papà.
Ed ecco arrivare, sul sito del Comune di Taranto, la domanda di iscrizione agli asili nido comunali per l’anno 2023/2024: miglioramenti? Al contrario, un aumento delle rette mensili davvero considerevole.
Se, infatti, per l’anno 2022/2023 le quote da corrispondere per usufruire del servizio erano le seguenti:
per ISEE
da € 0,00 a € 7.500,00 € 521,83
da € 7.501,00 a € 12,500,00 €1.043,67
da € 12.501,00 a € 17.500,00 €1.565,61
da € 17.501,00 a € 22.500,00 €2.087,44
da € 22.501,00 a € 27.500,00 €2.609,27
da € 27.501,00 a € 32.500,00 €3.131,12
€ 32.501,00 a € 37.500,00 €3.652,95
da € 37.501,00 a € 42.500,00 €4.174,78
Oltre € 42.500,00 €4.696,73
Queste, invece, quelle dell’anno scolastico 2023/2024:
per ISEE da € 0 a € 7.500,00: € 2.300,00
Da € 7.501,00 a € 12.500,00: € 2.700,00
Da € 12.501,00 a € 17.500,00: € 3.000,00
Da € 17.501,00 a € 22.500,00: € 3.300,00
Da € 22.501,00 a € 27.500,00: € 3.500,00
Da € 27.501,00 a € 32.500,00: € 3.800,00
Da € 32.501,00 a € 37.500,00: € 4.200,00
Da € 37.501,00 a € 42.500,00: € 4.800,00
Oltre 42.500,00: € 5.400,00
Nella fascia di ISEE più bassa, giusto per fare un esempio, la retta è aumentata da 521 euro a 2.300 euro annui.
Subito sotto, quasi a volere mettere le mani avanti, si specifica che è possibile richiedere il contributo INPS per gli asili nido.
Qui è, pertanto, doveroso fare alcune precisazioni: l’INPS corrisponde il contributo solo dopo aver pagato la retta e in base al proprio ISEE, secondo questo schema:
un massimo di 3.000 euro (dieci rate da 272,73 euro e una da 272,70 euro), nell’ipotesi di ISEE minorenni in corso di validità fino a 25.000 euro;
- un massimo di 2.500 euro (dieci rate da 227,27 euro e una da 227,30 euro) con ISEE minorenni da 25.001 euro fino a 40.000 euro;
- un massimo di 1.500 euro (dieci rate da 136,37 euro e una da 136,30 euro) nelle seguenti ipotesi: ISEE minorenni oltre la predetta soglia di 40.000 euro, assenza di ISEE minorenni, ISEE con omissioni e/o difformità dei dati del patrimonio mobiliare e/o dei dati reddituali autodichiarati, ISEE discordante.
Proviamo a fare qualche calcolo: ipotizzando che chi ha un ISEE intorno ai 25.000 euro riceva dall’INPS 2.500 euro (che coincide con il massimo erogabile per la successiva fascia di reddito, che parte da 25.001 euro), dovrà versare 1.000 euro annui (3.500-2.500). L’INPS precisa, inoltre, che i fondi non sono infiniti e che le domande saranno evase in ordine di arrivo, fino ad esaurimento delle risorse.
Questo aumento, tuttavia, non si accompagna ad un’offerta maggiore: il numero degli asili nido resta, al momento, invariato e l’orario di copertura è sempre fino alle 14:30.
Quindi, una famiglia in cui entrambi i genitori lavorino a tempo pieno (altro requisito necessario per acquisire maggior punteggio nella graduatoria di ammissione), deve anche trovare il modo, entro le 14:30, di raggiungere il proprio bimbo e fornirgli una sistemazione diversa per il resto della giornata, magari pagando una baby-sitter.
Altro dato incomprensibile: se i nuclei familiari in cui i genitori lavorano entrambi sono avvantaggiati, i più svantaggiati sono quelli in cui uno dei due non lavora ancora; il basso punteggio, infatti, rischia sempre di estrometterli dalla graduatoria, creando ulteriori difficoltà.
Insomma, se una donna sta cercando lavoro o lo trova successivamente alla pubblicazione della domanda, molto probabilmente dovrà arrangiarsi da sè.
Il che, in una città come la nostra è paradossale, dal momento che le offerte lavorative vanno colte al volo, anche a causa della concorrenza spietata dei giovani sotto i 30 anni e delle agevolazioni che accompagnano la loro assunzione.
In definitiva, anche quest’anno non troviamo grossi passi in avanti verso un miglioramento e ampliamento dei servizi da offrire alle famiglie, nell’ottica di un contributo concreto verso l‘arresto di quella deriva demografica e occupazionale che interessa tutta l’Italia ma, sicuramente, ha tratti maggiormente evidenti a Taranto e che il sindaco Melucci ha dichiarato essere uno degli obiettivi principali della sua amministrazione.