Non c’è pace per il Consiglio di Amministrazione, nominato l’altro ieri, dell’azienda di trasporto pubblico. Tra revoche intervenute prima del tempo, indennità che non si potrebbero corrispondere, l’amore genitoriale che intenerisce tutti noi, la polemica corre via veloce. Più veloce dei pullman blu
Neanche il tempo di gioire per le nuove nomine che già divampano le polemiche. Sembra non esserci pace per il CTP e il suo Consiglio di Amministrazione. I distinguo – e le critiche – viaggiano ad una velocità assai più sostenuta di quella che potrebbero raggiungere i pullman blu. I precedenti amministratori, coloro che l’altro ieri si sono visti revocare l’incarico senza alcun preavviso nel corso dei lavori dell’assemblea, si dicono increduli. La legge stabilisce che, la scadenza naturale per questi specifici incarichi, coincide con l’approvazione del Bilancio concernente l’anno corrente. Calcolando che l’esercizio finanziario dovrà essere chiuso entro il 31 dicembre 2024, è facile ipotizzare che l’assenso allo stesso da parte dell’ente provinciale non avvenga prima di marzo, aprile del prossimo anno. E’ prassi non revocare alcun incarico, non stravolgere gli assetti di un qualsivoglia CdA di aziende partecipate dal pubblico prima del tempo stabilito.
L’unica revoca ammissibile è quella per “giusta causa”, ma non è questo il caso. Gli ex componenti del CdA potrebbero, considerato il trattamento ricevuto, promuovere un’azione di risarcimento danni contro la Provincia. Della serie: oltre il danno (erariale) si schiuderebbero spazi anche per la beffa. Ma le anomalie non finiscono qui. Ai sensi della legge 95/2012, i componenti di un Consiglio di Amministrazione non possono ricevere compensi se godono già di altre entrare statali. Se sono, per esempio, pensionati. E’ il caso della neoconsigliera Carmen Galluzzo. E, infine, per non farsi mancare nulla ma proprio nulla, nel CdA di CTP intervengono anche questioni di amore genitoriale. C’è Brisci figlio di Brisci padre. Ogni scarrafone e bell’a mamma soja. A papà suo.