Turco “commissaria” Melucci. I Giochi del Mediterraneo come cartina di tornasole del nostro non essere comunità. Taranto vittima di se stessa. E di un potere finanziario alto e altro. Ingordo nelle sue sgraziate pretese
Turco “commissaria” Melucci aprendo al possibile commissariamento dei Giochi del Mediterraneo. Svela una nuova – e profonda – crepa nel Muro (del pianto) eretto a difesa di Palazzo di Città. Incrina un’alleanza di governo modellata più con la cera pongo che attraverso la condivisione delle idee. Rende incerta la già burrascosa navigazione politico-amministrativa di un centrosinistra impoltronito, senza anima. Tutti vogliono un commissario per l’evento sportivo che dovrà celebrarsi nel 2026. Il sindaco per primo, ormai in rotta di collisione con il duo delle meraviglie Emiliano/Sannicandro. Le opposizioni. Il Governo Meloni. Il Coni. Malagò. Ma dirlo così però, da un sodale di governo poi, sta male. Suona malissimo. Aggiunge l’offesa all’incapacità manifesta. Trasforma in ordalia comuni limiti umani. Per molto meno, qualche settimana fa, per un articolo sulla stampa firmato da un dirigente del Movimento Cinque Stelle, Melucci ritirò la delega assessorile all’esponente del partito di Conte. E adesso, dopo l’intervento a gamba tesa di Turco che farà? I due, è cosa risaputa, non si sono mai amati. Il sindaco considera il senatore un finto alleato pronto a dargli il benservito alla prima occasione utile. Il senatore parla del sindaco affidandosi ai pensieri di Charles Baudelaire: “Il mondo cammina solo attraverso il malinteso”. Ricordano, entrambi, Prodi e Bertinotti ai tempi del governo dell’Ulivo. Si amano odiandosi; e si odiano odiandosi. I Giochi del Mediterraneo somigliano ormai ai Giochi senza frontiere degli scorsi decenni. Frontiera nel senso di perimetri delimitati, identità malferme, ricerca di un equilibrio fuggito altrove. I guai partono da Bari. E’ lì che nasce tutto. Taranto è vittima, alla fine, di se stessa. Della propria perdurante inconsistenza. Di una politica subalterna e melliflua. Di un potere alto, e altro, come lo avrebbe chiamato Macchiavelli. Camaleontico. Ingordo. Sgraziato. Che prende solo per sé senza lasciare niente a tutti gli altri. Non siamo comunità. E i Giochi del Mediterraneo hanno il merito di ricordarcelo ogni giorno.