Le considerazioni del premio Nobel Stiglitz sull’inconsistenza della nostra classe dirigente. A Taranto, cosi come a Roma, degli improvvisati hanno occupato la stanza dei bottoni. Romanzo di una sconfitta lamentevole. A cominciare dal mancato utilizzo dei fondi del Pnrr
Cercasi disperatamente una classe dirigente degna di questo nome. A Taranto così come a Roma. Con gli attuali improvvisati, chiusi a riccio nella stanza dei bottoni di nenniana memoria, il Paese è votato alla sconfitta lamentevole. Ad una lenta – e inesorabile – discesa negli inferi. Con la mediocrazia, il potere dei mediocri, l’enfasi dei perdigiorno, nettamente in vantaggio sul merito e il suo concreto dispiegarsi. L’indagine pubblicata in questi giorni da Demopolis, il fatto che il 94% degli italiani non sappia come verranno spese le risorse destinateci dall’Europa con il Pnrr, indica quanto ampia sia ormai la distanza tra rappresentati e rappresentanti nel nostro contesto pubblico. E, come il gioco democratico tra controllori e controllati, si sia inceppato da anni confondendo ruoli e prospettive di medio periodo. Joseph Stiglitz, il premio Nobel americano per l’Economia, ha recentemente sentenziato che l’Italia ha una classe dirigente deficitaria. Poco scolarizzata. Di ripetenti che arrivano al diploma, quando ci arrivano, con i punti qualità o i buoni della spesa. A destra e a sinistra, fa lo stesso. Cambia poco. Cambia niente. Alla fine della giostra non saremo stati in grado di spendere oltre il 40% delle grandezze finanziarie assegnate alla nazione. Diverse centinaia di milioni di euro torneranno al mittente per conclamata inadeguatezza, mista ad impreparazione, del destinatario. Neanche potessimo permettercelo combinati come siamo. Niente nuove scuole e asili nido. Niente ospedali di comunità. Niente moderne tratte ferroviarie. Niente reti autostradali. Nessuna ricomposizione della secolare frattura tra Nord e Sud. E il carbone a vincere, chissà per quante edizioni ancora, il festival dei processi produttivi senza transizione ecologica. A Taranto così come a Roma hanno vinto i cretini, illuminati da lampi d’imbecillità. Non ce ne voglia Stiglitz, lo andiamo scrivendo – e denunciando – da prima di lui. Parecchio prima.