“Se nessun acquirente è interessato ad imbarcarsi in questa impresa, deve essere lo Stato a realizzare quanto promesso: la decarbonizzazione graduale ma completa del ciclo produttivo”
“Le dita puntate e le accuse vicendevoli degli ultimi giorni servono davvero a poco. L’incidente del 7 maggio è frutto dello stato di consapevole abbandono e incuria in cui è stata lasciata la fabbrica negli ultimi anni. Un impianto vecchio e pericoloso, come denunciamo da tempo, non può che avere e dare problemi, che solo per un fortuito caso del destino questa volta non ha fatto vittime e feriti. Ed è ridicolo, oggi, attribuire alle decisioni della magistratura la responsabilità di quanto avvenuto.” Così in una nota il deputato del Partito Democratico, Ubaldo Pagano.
“Sarebbe più onesto – anzi, dovuto – interrogarsi sulla correttezza delle procedure che hanno portato all’accensione dell’Altoforno 1 lo scorso autunno o sulle ragioni dei mancati lavori su AFO2 che avrebbero consentito di fermare AFO1 per effettuare la manutenzione straordinaria necessaria. – Sottolinea – Ma a prescindere dalle cause del malfunzionamento, che siamo certi verranno chiarite nelle sedi opportune, è doveroso dare delle risposte immediate ai lavoratori dell’acciaieria e ai cittadini di Taranto su cosa avverrà nel prossimo futuro.
Ora il rischio più concreto è che si faccia strada l’idea di lasciar morire lentamente l’ex Ilva, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista sociale e ambientale. Taranto non può diventare la nuova Bagnoli e nemmeno popolarsi di un esercito di cassintegrati. – Afferma Pagano – Negli ultimi anni abbiamo faticato tanto per costruire una prospettiva di rinascita, anche industriale, per questa città e non possiamo consentire che quella strada venga sbarrata da calcoli di mera convenienza economica.
Se nessun acquirente è interessato ad imbarcarsi in questa impresa, dev’essere lo Stato, con tutte le forze e gli strumenti che ha a disposizione, a realizzare quanto è stato promesso: la decarbonizzazione graduale ma completa del ciclo produttivo.
Auspico – conclude Pagano – che il Governo non faccia finta di non vedere le possibili conseguenze del disinteresse ma che, anzi, rafforzi l’impegno per rimettere in sicurezza la fabbrica e avviarla verso la tanto agognata transizione, a tutela delle persone, dell’ambiente e di tutti i lavoratori coinvolti.”