Bitetti e Fornaro abbandonano Emiliano per tenersi stretto Melucci. Meglio il Consiglio comunale che il partito-movimento riconducibile al governatore pugliese. La telenovela tarantina può continuare. Come prima. Più di prima
Con Melucci più che con Emiliano. Meglio il sindaco di Taranto che il presidente della Regione, l’uovo oggi che la gallina domani. Fuori dal partito-movimento ma dentro la maggioranza a Palazzo di Città, insomma. Seduti al proprio posto in Consiglio comunale, senza mai essersi alzati. Bitetti e Fornaro continueranno a sostenere il primo cittadino jonico. Entrambi, all’unisono, alla stregua di due pile intercambiabili necessarie per il funzionamento di certi orologi da cucina. Non c’è mozione di sfiducia che tenga per i due gemelli diversi della scena pubblica locale; e raffazzonati propositi perseguiti dalle opposizioni di destra e di sinistra: politicamente maldestre, strategicamente una delusione. Il quadro è sconfortante, deprimente, nonostante si sia solo agli inizi di una telenovela gravida di sgrammaticature.
La legislatura proseguirà, superata la data del 24 febbraio – e di un possibile commissariamento breve della città – anche per gli anni che ancora restano prima della scadenza naturale fissata per legge. La Taranto di un popolo di formiche raccontataci da Tommaso Fiore, il parassitismo delle inesistenti classi dirigenti locali, la peste trasformistica che deturpa quel che resta – e resiste – della sua postura civica, le confraternite bulimiche che affamano il popolo e ingrassano i propri sederi, resteranno tali e quali. Bitetti e Fornaro sono mera punteggiatura di un testo più grande, nuvole di fumo di un incendio più vasto. Fuori Con-trollo. A quando la prossima puntata della soap-opera?