Cosa cela per davvero la polemica che, il Comitato Internazionale dei Giochi, ha indirizzato al commissario Ferrarese? Davvero l’affidamento diretto dei servizi tecnologici, per un importo di 5 milioni di euro, vietato tra l’altro dal Codice per gli Appalti, rischia di far saltare la manifestazione sportiva del prossimo anno? C’è per caso dell’altro? CosmoPolis vi suggerisce un’analisi non stereotipata dei fatti. Qualcosa che non potrete leggere altrove. Il colpevole silenzio della politica
Più di qualcosa non torna in questa vicenda. Le apparenze tradiscono significati altri, ragionamenti che sconfinano lontano. Altrove. Cosa nasconde – per davvero – la polemica che il Comitato internazionale dei Giochi del Mediterraneo, per il tramite del suo presidente Davide Tizzano, ha indirizzato al commissario della manifestazione sportiva: Massimo Ferrarese? Può un evento di tale portata, con investimenti complessivi pari a 350 milioni di euro, con i rischi che si sono corsi in questi anni perché la manifestazione non andasse via da Taranto, non in una sola circostanza ma diverse volte, saltare? Proprio adesso? Sul più bello? Quando lo stato di attuazione degli interventi sugli impianti, tra lavori conclusi e quelli in corso, supera la percentuale del 90%. E perché mai, poi? Perché forse la legge, il codice degli appalti per la precisione, impedisce affidamenti diretti per importi superiore ai 140 mila euro? A chiunque. Non soltanto al Comitato Internazionale. Non esclusivamente per la tanto agognata gestione dei servizi tecnologici.
Parliamo, in tutto, di attività che coprono appena 5 milioni di euro. Cioè: l’1,5% dell’intera spesa. Ripetiamo: l’1,5%. Ma siamo impazziti tutti quanti? Si tratta di una puntata di ‘Scherzi a parte’? E poi Tizzano, che lo scorso 21 agosto, assieme allo stesso Ferrarese e al sindaco di Taranto plaudiva festoso dal palco ubicato dinanzi Palazzo di Città per il countdown dei Giochi, si ricorda solo adesso di rovesciare i conti con il conto alla rovescia ormai partito? Cosa è cambiato in appena un mese? Perché rammentarsi in ritardo di sollevare un problema a cui tiene tanto? Non sarà, ripetiamo, che c’è dell’altro? Che i Giochi del Mediterraneo rappresentino la scusa, lo strumento per distinguo (e lotte politico-sportive) che attengono livelli diversi? La disputa, per esempio, mai rientrata tra il ministro Abodi e l’ex numero uno del Coni, Malagò? Con Taranto che si trova in mezzo, schiacciata, da interessi altri?

E’ singolare, a tal proposito, che il Comitato Internazionale chieda d’incontrare il commissario Ferrarese il prossimo 8 ottobre, per cercare una soluzione al problema, non in una qualsiasi sede governativa, come sarebbe stato logico attendersi, ma negli uffici romani del Coni. E’ strano, anzi di più, è scandaloso che nessun esponente politico abbia proferito mezza parola sull’argomento in questi giorni. Che possa, semplicemente, ipotizzarsi la mancata celebrazione dei Giochi a Taranto il prossimo anno nel silenzio più assordante. Non un esponente del governo. Non un parlamentare. Non un consigliere regionale. Non un rappresentante comunale. Si è, in pratica, lasciato solo il Commissario Ferrarese a pretendere il rispetto della legge. Spartani fino al midollo. Orgogliosamente pavidi.