Ci voleva il progetto di “Cantieri di Puglia”, sul quale il Governo è bene non faccia alcuno scherzo, perché il sindaco-presidente si ricordasse del più grande scippo subito da questo territorio nella sua vicenda recente. All’incirca 900 milioni di euro volati via, dispersi altrove. Errore imperdonabile per chi, di fatto, non ha neanche un’opposizione a ricordargli come amministrare bene quando si persevera nell’amministrare male
Senza la cantieristica navale, Taranto sbiadisce la propria identità produttiva. Smarrisce la vicenda economica che ha segnato, con alterne fortune, la sua storia moderna. Confonde il possibile con il necessario. Il Governo sostenga il progetto targato “Cantieri di Puglia”. Questo lembo di territorio nazionale ha già subito diversi scippi, sottrazioni, fraintendimenti. Aggiungerne altri non sarebbe più tollerabile. Bene ha fatto il sindaco di Taranto a battere i pugni sul tavolo, nell’incontro romano dell’altro ieri. A pretendere rispetto. A chiedere la contribuzione pubblica perché il progetto s’ha da fare: in un modo o nell’altro. Spiace soltanto constatare che Rinaldo in campo (largo) si ricordi del Cis, del Contratto istituzionale di sviluppo, soltanto adesso. Dopo due anni interi della sua scomparsa dai rader della politica locale. Dopo che il fu sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il senatore Turco, avesse tenuto un migliaio di riunione in Prefettura sul tema senza concludere praticamente nulla. Da sindaco, e presidente della Provincia, avrebbe dovuto intervenire prima. Che diamine!
Nel Cis, una misura che contempla(va) complessivamente 900 milioni di euro, erano inseriti interventi importanti. Di portata storica per questo sfortunato – e controverso – territorio. Le bonifiche delle aree prospicienti il siderurgico, per esempio. La trasformazione dell’Arsenale della Marina Militare in un Polo museale nazionale. La definitiva, seppur tardiva, riqualificazione del nostro centro storico. L’isola decantata da Pier Paolo Pasolini come una delle più belle meraviglie del pianeta quando, la Rai, volle affidare al poeta friulano un progetto ambizioso. Raccontare, mediante la tecnica del reportage televisivo, l’unicità dello stivale. Meglio tardi che mai, direbbe qualcuno. Ma di ritardo in ritardo rischiamo di allontanarci dagli obiettivi. Di presentarci con l’abito sbagliato agli appuntamenti che contano. Errori imperdonabili per un sindaco/presidente che non ha più alcuna opposizione a ricordagli come amministrare bene quando si persevera nell’amministrare male.