Come può un ospedale oncologico non contemplare l’esame di risonanza magnetica tra le prestazioni eseguite? Accade anche questo a Taranto, nella Puglia con un disavanzo finanziario da oltre 200 milioni di euro. Chi volesse renderesene conto si facesse un giro dalle parti del Moscati
Nell’ospedale dove si curano i malati oncologici non è possibile effettuare una risonanza magnetica. Prima di una radioterapia, o cicli di chemio, il paziente viene mandato altrove per sottoporsi a questo specifico – e fondamentale – esame diagnostico. In una clinica privata, magari. Con un mezzo proprio. Il trasporto pubblico, garantito dall’Asl, non esiste più da anni. A Taranto, nella Puglia che accumula disavanzi per centinaia di milioni di euro nel comparto sanitario, accade anche questo. Che la logica, per esempio, soggiaci all’incredulità. E il buon senso si pieghi dinanzi alla vergogna che non esiste più. Che il vecchio motto in voga tra i rappresentanti delle società fabiane, nel Regno Unito di due secoli fa, ossia accompagnare – e assistere – ogni uomo dalla culla alla tomba, rappresenti il paleolitico della decenza collettiva. E’ sufficiente recarsi al Moscati perché, buona parte delle assurdità contemplate nel nostro tempo, possano toccarsi con mano, divenire fulgidi esempi al pari di un cielo stellato in una notte di agosto. Abbiamo manager scadenti nei posti chiave della nostra macchina statale; esibiamo, senza vergognarcene, politici bocciati più volte alle scuole serali della responsabilità sociale. Dall’empatia sgrammaticata. L’emergenza sanitaria che si vive a Taranto sembra non interessare il sindaco della città jonica, la massima autorità amministrativa presente sul territorio per criticità come queste. Siamo alla sbando perché l’anarchia fannullona ha vinto la sua partita a scacchi con il merito coscienzioso. A parlare sono sempre più in pochi, a ribellarsi dinanzi ad ingiustizie e sorrisi imbecilli anche meno. Continuiamo a fare lavori, abbellire facciate, dare una verniciatura, montare impalcature per strutture che, forse, nel prossimo futuro non esisteranno più. Quello stesso denaro che non si riesce a trovare per completare il nuovo ospedale, il San Cataldo, si spende e si spande per i vecchi ospedali. Più di qualcosa non torna, ma va bene lo stesso. Dall’ospedale vuoi la salute? Certo che no. Non si ravvedono tracce di sanità nelle nostre urine. La follia al potere.