Intervista al presidente della Regione, Michele Emiliano. “Il progetto esiste già, bisognerà soltanto cambiare gli interpreti. Taranto coltivi l’ambizione di un futuro non ordinario”
Presidente, sorpreso dall’epilogo politico di Taranto?
“Più che esplosa, l’Amministrazione guidata da Melucci è implosa alla fine. Franata sotto il peso di contraddizioni evidenti e reiterate nel tempo”.
I tarantini torneranno alle urne a giungo prossimo. La città è divisa, sfiduciata. Da dove bisognerà ripartire?
“Il progetto per Taranto resta lo stesso, sono gli interpreti che dovranno cambiare. La città che fu di Archita non può accontentarsi di un futuro ordinario, né derubricare il proprio avvenire al consueto. Ad una prassi, come dire, abitudinaria”.
Una Taranto mediterranea, per esempio. Con tutto quello che potrebbe scaturire da una giusta – e originale – declinazione dello stesso aggettivo.
“Dice bene, il capoluogo jonico ha una cifra euro-mediterranea come poche altre città del Mezzogiorno. E il Mediterraneo, come ci ha insegnato lo storico Fernand Braudel, è luogo della verità coniugata con la felicità. La Taranto vera e felice ipotizzata, e progettata in questi anni, ruota attorno a tre presupposti. Tre direttrici dirimenti: sostenibilità, progresso e inclusione. Il nuovo Ospedale San Cataldo, la de-carbonizzazione dell’Ilva che oggi tutti considerano come un passaggio obbligato e improcrastinabile, mentre quando iniziammo a parlarne noi scherno e scetticismo gonfiavano il petto, sono tasselli ambiziosi di questo puzzle più complessivo”.
Una campagna elettorale breve, di appena tre mesi, saprà selezionare una nuova classe dirigente? La legislatura che si è conclusa ieri, con la sfiducia a Melucci, ha denotato approssimazione e un’ambiguità di fondo.
“Una città di circa 200 mila abitanti annovera, al proprio interno, risorse e intelligenze perché si apra una nuova fase e si volti pagina rispetto al recente passato. Ripeto: il progetto c’è già; nuovi e ambiziosi interpreti si facciano carico della sfida che attende loro”.