Le dimissioni di Pelillo da vicepresidente del Comitato organizzatore dei Giochi e il rapporto ormai logoro con Melucci. L’onorevole non ha mai perdonato al sindaco (e a se stesso) l’invito a presenziare alla cena con mister Campbell. E quella foto di gruppo, scattata nei pressi di un ristorante cittadino, destinata a perpetrarsi nel tempo. Con la forza dello stigma
C’è una busta e una lettera nelle dimissioni protocollate questa mattina da parte dell’onorevole, Michele Pelillo. Un detto e un non detto. Il mittente è sempre certo, come la madre per la locuzione latina. Il destinatario è mutevole, indefinito, al pari di certe giornate di fine marzo. La busta del disimpegno, da vicepresidente del Comitato organizzatore dei Giochi, da recapitare al commissario Ferrarese. La lettera di rinuncia dal medesimo ruolo da destinare, invece, con molta probabilità al sindaco Melucci. L’onorevole e il sindaco, per l’appunto. Due figure diverse eppure uguali. Che hanno provato a prendersi in questo ultimo anno e mezzo senza mai sfiorarsi. A ragionare di opportunità politiche, nonostante certi caratteri uccidano i talenti. A coabitare nel Palazzo d’Inverno forzatamente, neanche si fosse al cospetto del sistema istituzionale francese riprodotto in salsa jonica (Presidente di destra, Parlamento di sinistra; o viceversa). L’epilogo ha trovato conferma – e soluzione – nel prologo. La fine era già scritta nell’inizio. Melucci prosegue in solitario per la sua strada, è la sua natura innaturale. E’ un moto inerziale, il suo, che approssima il nulla. Correggerne la traiettoria impressa non è semplicemente impossibile, ma inutile. Pelillo non ne poteva più di vedersi accostato, confuso, assimilato ad un primo cittadino tra i più impopolari d’Italia. Almeno a voler leggere le classifiche redatte dai giornali confindustriali; e, a voler scorgere, la reazione scura in volto dei tarantini al semplice pronunciamento del suo nome.
Ci mancava soltanto la cena dello scorso 17 ottobre, perché la misura fosse colma. Al di là di ogni ragionevole dubbio e umana sopportazione. L’onorevole non ha mai perdonato al sindaco – e a se stesso – di essersi seduto attorno allo stesso tavolo, in un ristorante cittadino, con chi diceva di voler acquistare il Taranto calcio, portarlo in serie A, e oltre qualche sorsata di birra (con selfie incorporato) non ha saputo spingersi. La foto di gruppo con mister Campbell, con l’assessore good morning Azzaro, con gli stessi Melucci e Pelillo, è destinata a perpetrarsi nel tempo, ad attraversare lo spazio con la forza dello stigma. L’ombra luminosa che accompagna il corpo (e i corpi). Era ovvio finisse cosi. Con una busta. Con una lettera. Con le dimissioni inviate a Tizio perché Caio capisse. Due simpaticoni, insomma, che non si sono mai presi.