martedì 11 Febbraio 25

Taranto, Bitetti: “La politica non può far finta di niente dinanzi ai problemi”

“Se non si affrontano queste tematiche, la democrazia correrà seri rischi mentre il consenso di chi spera di demolirla per dar vita a svolte autoritarie o demagogiche e populiste crescerà ancora”

“I popoli di due delle più importanti democrazie del mondo si sono recati alle urne per inaugurare una nuova stagione politica. Si è così celebrata una festa della democrazia che non può lasciarci indifferenti anche perché, da queste vicende, possiamo ricavare qualche insegnamento utile per noi”.  Lo afferma in una nota Piero Bitetti, presidente del Consiglio comunale di Taranto.

“Nel Regno Unito, dopo tanti anni di incontrastato dominio dei conservatori, a Downing Street si è insediato il premier Keir Starmer alla guida di un governo monocolore laburista; i Labour dispongono alla Camera dei Comuni di una maggioranza schiacciante in virtù dei 412 seggi conquistati sui complessivi 650.  Al di qua della Manica, tutto si è consumato in poche settimane: all’esito del voto europeo, infatti, il presidente francese Macron ha sciolto il Parlamento e indetto nuove elezioni, tenutesi, come sappiamo, il 30 giugno e il 7 luglio scorsi.

Gli elettori, sulla base anche delle desistenze messe in atto da alcune forze politiche in vista del secondo turno, hanno eletto i nuovi membri dell’Assemblea Nazionale. – Sottolinea – Al fine di favorire la nascita del nuovo governo, il presidente della Repubblica francese sollecita il dialogo e la collaborazione tra i partiti politici con l’obiettivo di dar vita, per usare un’espressione a noi familiare, ad un esecutivo di larghe intese. Si intende così escludere le “ali estreme”, per capirci La France Insoumise di Mélenchon e il Rassemblement National di Marine Le Pen, dalla compagine governativa. Staremo a vedere se questo tentativo andrà in porto.

Al momento questo è lo scenario che abbiamo davanti e che si presta, a mio parere, ad alcune considerazioni.  – Afferma Bitetti – In primo luogo l’importanza assegnata all’opinione pubblica e al popolo sovrano; in pochi anni il Regno Unito ha cambiato diversi premier: da Johnson a Truss, da Sunak a Starmer. Tutto si è svolto nel pieno rispetto di regole e prassi costituzionali consolidate, senza grossi scossoni o allarmismi vari; adesso tocca ai laburisti dimostrare di essere all’altezza del compito. A Parigi, stesso copione: Costituzione alla mano, si è deciso di anticipare il ritorno alle urne e nessuno ha gridato allo scandalo per una scelta sì discutibile ma certamente legittima.

Viene così da chiedersi: qual è la lezione che possiamo trarre da questi eventi? Che quando si dà la parola agli elettori, ecco il primo insegnamento, non si sbaglia mai. Spesso in Italia, anche a livello locale, la conclusione anticipata di un’esperienza politica o amministrativa viene vissuta come un dramma. – Si legge nella nota – Apprendiamo invece che così non è: meglio tornare alle urne, quindi alla sorgente prima della sovranità, quando le cose non vanno bene e i cittadini non sono soddisfatti dell’operato dei propri rappresentanti, siano essi capi del governo, ministri, sindaci o assessori. Questa è la strada maestra da seguire, a meno di non voler difendere postazioni di potere o interessi personali. Il primato della politica si esercita costruendo il bene comune.

Il secondo e non meno importante insegnamento , per me è una conferma, è che la politica deve risolvere i problemi della gente, questa è la sua missione, altrimenti diventa pura gestione del potere. – Aggiunge il  presidente del Consiglio comunale di Taranto – Può forse apparire paradossale, ma tanto il successo dei partiti di estrema destra quanto quello conseguito soprattutto in Francia dalla sinistra radicale, segnalano, seppure da prospettive diverse, il malessere profondo dei ceti popolari.

La politica, a partire da quella europea, non può far finta di niente ma deve farsi carico di corrispondere con i fatti e soluzioni credibili, quindi con un approccio riformista, alle istanze degli operai, alla richiesta di sicurezza di chi abita nelle periferie; e ancora: occorre ascoltare le ragioni di chi si sente minacciato dai flussi migratori esostenere chi si batte per uno sviluppo economico rispettoso dell’ambiente.

Se non si affrontano queste e molte altre tematiche, che a livello territoriale si declinano sostanzialmente con l’imperativo categorico di migliorare la qualità della vita delle persone, la democrazia correrà seri rischi mentre il consenso di chi spera di demolirla per dar vita a svolte autoritarie o demagogiche e populiste crescerà ancora. “  Conclude Bitetti.

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