L’associazione chiede un tavolo di confronto per affrontare le criticità del settore. “Imprescindibile rispettare dialogo e ascolto”
Aigi, associazione che rappresenta oltre l’80% delle aziende dell’indotto ex Ilva di Taranto, nel rispetto dei propri associati e della relativa dignità professionale, non può più permettere cha a parlare in nome delle imprese dell’indotto sia chi non le rappresenta, non avendone lontanamente i numeri. Sentiamo il dovere di chiarire la posizione delle maggior parte delle aziende che operano all’interno del siderurgico in relazione alle numerose problematiche che attanagliano il settore.
Le tariffe fissate per le attività di autotrasporto nell’ex Ilva, così come tutta la materia dei contratti, andrebbero ridiscussi. A far data da subito. Con un coinvolgimento ampio, questa volta. Con i rappresentanti delle imprese seduti attorno allo stesso tavolo. Con il soggetto giuridico più rappresentativo a parlare – e proporre soluzioni – per le imprese dell’indotto. Non solo le sigle sindacali, ma anche le associazioni datoriali. Noi di Aigi crediamo che, nei momenti di difficoltà, nelle fasi di passaggio da uno schema produttivo ad un altro, non si possa prescindere da due presupposti. Egualmente importanti: il dialogo con chi detiene l’effettiva rappresentanza di uno specifico comparto economico; l’ascolto delle istanze altrui. Sempre e comunque. Taranto ha specificità che altri territori italiani non posseggono. Qui, più che altrove, il lavoro, la produzione, il precario equilibrio tra costi e ricavi, l’inconciliabilità di diritti egualmente fondamentali, devono trovare un punto di ricaduta. E, questo punto, non può che declinarsi con l’espressione “clausola sociale”. Che, si badi bene, non è protezionismo d’antica memoria. Colbertismo un tanto al chilo. E’, semplicemente, rispetto da portare per un territorio che ha pagato – e continua a pagare – un prezzo molto alto per la solvibilità dell’intero sistema economico italiano. E’ dignità rivendicata, da non calpestare per meri calcoli statistici. E’, insomma, l’opportunità che mai andrebbe disgiunta dal buon senso. Buon senso e saggezza che in questo momento trova sponda giuridica con l’ormai tendenza ed orientamento nel codice degli appalti dove la parola d’ordine è sostenibilità. Le gare non sono più declinate nella logica del mero prezzo più basso. Il valore economico va pesato e contemperato con una più preponderante e pesante valutazione tecnica che tiene conto di tante peculiarità specifiche dei servizi e delle lavorazioni richieste ma anche delle specificità del territorio.
Noi di Aigi continuiamo ad essere fiduciosi sui crediti vantati dalle imprese dell’indotto, sulla possibilità che queste somme di denaro possano essere bonificate in tempo utile perché le aziende, i lavoratori, le loro famiglie, trascorrano un Natale sereno.
E, al tempo stesso, chiediamo ai parlamentari dell’arco jonico di continuare a stare vicino alle aziende dell’indotto e all’autotrasporto jonico. Di ascoltare le nostre ragioni. Di equiparare le tariffe ministeriali per i contratti tutti, con quelle che, erroneamente, si vorrebbero applicare per le attività nell’ex Ilva. In fondo, sino a prova contraria, siamo ancora un Paese dalla sovranità unitaria. Quel che vale a Genova – o a Trieste – dovrebbe essere fatto valere a Taranto.